PALERMO – Aveva chiesto la sospensione del processo e la “messa alla prova”, ma il giudice minorile ha detto un “no” secco e a metà novembre sarà emessa la sentenza nei confronti dell’assassino di Aldo Naro. Sotto accusa con il rito abbreviato per la morte del giovane neolaureato in medicina c’è un diciassettenne, reo confesso di avere sferrato il calcio mortale alla tempia di Aldo all’interno della discoteca Goa, allo Zen di Palermo, nel febbraio scorso.
L’istituto giuridico della “messa alla prova” prevede la possibilità, al termine di un percorso riabilitativo di tre anni, che il reato venga estinto. Oggi in aula, al palazzo di giustizia di Palermo, si è manifestato il profondo dolore che ha colpito i familiari di Aldo, assistiti dagli avvocati Nino Caleca, Roberto Mangano e Pier Carmelo Russo. Erano presenti il papà, la mamma e la sorella vestite a lutto con in mano la fotografia di un figlio e di un fratello morto nella folle notte di una discoteca palermitana.
A pesare sul no alla messa alla prova è stato il parere degli assistenti sociali, secondo cui, in questi mesi, il giovane, seppur manifestando sofferenza per quanto accaduto, non ha intrapreso un percorso di rieducazione. E’ come se “si fosse dissociato” dal grave episodio avvenuto al Goa. Oggi in aula il giovane ha preso la parola per ribadire quanto aveva già confessato pochi giorni dopo il delitto. Ha cioè ammesso di avere sferrato il calcio mentre Aldo si trovava a terra ma che non aveva alcuna intenzione di ucciderlo. Parole che secondo gli assistenti sociali confermerebbero la mancanza di autocritica dell’imputato.
Di parere opposto il legale della difesa. Secondo l’avvocato Maurizio Di Marco, Andrea (questo il nome di battesimo del 17enne ndr) “ha confermato quanto è realmente accaduto in discoteca. Non siamo di fronte ad un assassino ma di un giovane che ha sferrato un calcio senza avere alcuna intenzione di uccidere”. Infine, il legale interviene anche su quello che definisce “un contesto processuale in cui è difficile esercitare il diritto di difesa. Comprendiamo il dolore per quanto accaduto e il dramma che stanno vivendo i familiari di Aldo Naro, ma la presenza degli stessi oggi in aula potrebbe condizionare l’andamento del processo, a cominciare dalle parole pronunciate dal mio assistito.
“Io non perdono questo ragazzo – ha detto la madre di Aldo – perché non dice tutta la verità. Non lo perdono perché copre qualcuno e non mostra pentimento”.