"Non solo no", movimenti |a confronto all'Università - Live Sicilia

“Non solo no”, movimenti |a confronto all’Università

Incontro-confronto tra studenti e militanti dei movimenti NO MUOS, NO TRIV, NO PONTE.

ai benedettini
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CATANIA – “Non solo NO”: tale lo slogan del convegno tenutosi all’ex monastero dei Benedettini, che ha visto confrontarsi studenti e attivisti dei movimenti territoriali. I relatori hanno ripercorso oltre un decennio di lotte, discutendo poi gli obbiettivi attuali: soprattutto la manifestazione palermitana del 30 Marzo e il referendum del 17 Aprile. Il coordinatore dell’incontro, prof. Gianni Piazza, ha esordito con una breve panoramica sui vari movimenti territoriale e sulle relazioni che si arrivano a creare anche tra soggetti molto distanti. Ad esempio tra NO TAV e NO MUOS, in virtù di idee che possono riassumersi in sigle come NOPE (Not On The Planet Earth, “non sul pianeta Terra”) rimarcando la totale nocività di impianti e strutture considerate utili dall’opinione pubblica ma, di fatto, distruttive per il bene comune.

“Abbiamo dovuto operare anche in campo informativo”, ha spiegato Samadhi Lipari, attivista del “Comitato No Inceneritore Valle del Mela”. “Chiamavano ‘Stufa CSS’ o ‘termovalorizzatore’ l’inceneritore nato da una precedente centrale termoelettrica. In pratica l’idea era di produrre energia elettrica con una turbina alimentata dalla combustione di rifiuti“. Soluzione inaccettabile: particolarmente in una zona come la valle del Mela, già funestata da incidenti legati alle industrie petrolchimiche e soggetta ad un tasso d’inquinamento che continua a causare disagi fisici anche gravi. “Dopo un primo approccio legato all’aspetto sanitario ed ambientale”, ha proseguito Lipari, “siamo passati a un piano diverso: l’alternativa. Ogni anno, infatti, la Sicilia produce 100 milioni di euro di rifiuti recuperabili, ma ne spende 250 milioni per distruggerli; peraltro non si tratta nemmeno di distruzione totale. Oltre a costare di meno, il processo di riciclaggio permette l’impiego di ben più persone che negli impianti d’incenerimento”.

Categorica la conclusione: “O interveniamo adesso, o ne pagheremo le conseguenze per i prossimi quarant’anni”. Dal Comitato NO TRIV di Licata, Marco Castrogiovanni ha delineato il quadro del progetto offshore ibleo al quale il movimento si oppone da due anni: previsti otto pozzi per l’estrazione degli idrocarburi e altre opere accessorie nei pressi della costa licatese. “Siamo riusciti a portare la questione delle trivellazioni sottomarine nel dibattito comune; c’è forte sostegno sul territorio, non ci siamo rivolti ai partiti ma abbiamo incentivato il dibattito tra comuni cittadini”. Ma il dibattito, ha sottolineato l’attivista, è ben più ampio. “Nelle assemblee si va ben oltre: i pescatori pensano ad un compromesso tra tutela del mare e tutela dei lavoratori ENI. E’ una battaglia che si presta a condivisioni con altri progetti, come il NO MUOS. Mercoledì 30 Marzo porteremo il nostro contributo a Palermo, nella manifestazione contro il presidente Crocetta, che rappresenta il ruolo della politica dinanzi agli interessi dei grandi gruppi industriali. Ci stiamo attivando per il referendum del 17 Aprile: siamo per un modello di sviluppo sostenibile“.

Alfonso Distefano, storico attivista NO MUOS, ha raccontato alcuni momenti della storia del movimento, lamentando però la scarsa interazione tra comitati. “Nel 2013 si è conclusa una fase ascendente: è aumentato il radicamento sul territorio ma anche la conflittualità delle azioni”, ha fatto notare Distefano: “I movimenti devono crescere nei progetti, ma anche nel dialogo tra diverse realtà di lotta, coinvolgendo la popolazione e collegando i movimenti territoriali”. Parlando di legami con organizzazioni simili, l’attivista NO MUOS ha ribadito l’appoggio al movimento No-War e la presenza alla manifestazione contro “Frontex” a Catania il 16 Aprile. Massimo Cammarata, che dal 2002 si batte a Messina con la rete NO PONTE, ne ha esposte le origini e le difficoltà: “E’ stato problematico radicare la questione tra i cittadini, a causa della grande presenza di lavoratori edili. Siamo partiti da temi ambientali, ma non solo da quelli; abbiamo ampiamente discusso dell’impatto che avrebbe avuto il ponte malgrado possibili vantaggi nell’immediato. Ebbene: nell’ultima manifestazione, un nutrito spezzone di corteo era composto proprio da operai edili!”. Per l’attivista messinese, il centro della lotta è una “ridefinizione di senso”, un “approfondire l‘ovvio” al di là degli interessi economici: insomma una battaglia che si gioca sul consenso ragionato di quanta più gente possibile. “Dalle ceneri della rete NO PONTE è partito un movimento di occupazioni, tra le quali spicca quella del Teatro Pinelli.

E’ chiaro che non sempre si può vincere”, si è soffermato a spiegare Cammarata, guardando con favore ad alcune delle ultime esperienze militanti sullo Stretto. Ludovica Intelisano, giovane militante del Coordinamento Universitario, ha poi concluso la serie di interventi ribadendo l’esigenza di un tale incontro con la necessità di collegare università e comitati di lotta. Necessità ribadita dal prof. Piazza: “L’università non dev’essere un mondo riservato ad iniziati: dovrebbe coltivare rapporti di scambio con le realtà circostanti”. E’ seguito un ampio dibattito; nell’insieme è emersa l’idea che molto spesso il “nemico” principale non sia l’istituzione, ma le stesse cattive abitudini del vivere quotidiano. Anche una semplice passeggiata a piedi e non in automobile, ha sottolineato qualcuno dal pubblico, può essere un atto di rottura: l’attivista non è e non dev’essere un superuomo.

 


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