PALERMO – L’appuntamento dei renziani siciliani è per sabato a Trabia, nel Palermitano. Per guardare a un “Nuovo campo” dopo la doppia batosta elettorale subita dai dem. Per parlare alla società e non al ceto politico, spiega Davide Faraone.
Senatore Faraone, questo “Nuovo campo” a cui guardare è l’ideale continuazione del Nazareno e di quell’idea di Partito della Nazione che mette insieme riformisti e moderati in chiave antipopulista?
“Il ‘Nuovo Campo’ è la casa politica di quegli elettori che non si riconoscono nel ribellismo dei Cinquestelle e nell’antieuroipeismo della Lega. E sono tanti, soprattutto in Sicilia. Non è il partito della Nazione, è il partito dell’Europa, il campo alternativo ai lepenisti e ai trumpiani in salsa italica e sicula. Questo spazio non riguarda il ceto politico, ma la società. È un errore grossolano parlare solo di ceto politico”.
Lei parla dell’errore di guardare solo al ceto politico, ma non è stato proprio questo l’errore principale del vostro Pd siciliano, percepito ormai come un partito di Palazzo, da anni?
“Abbiamo governato in Italia e in Sicilia, e governare, come lei sa, è molto più difficile che urlare dai banchi dell’opposizione. Chi ha una cultura di governo deve saper coniugare idealità e compromessi, sempre per il bene delle comunità. Chi governa non parla alla pancia degli elettori. La politica è molto più seria delle fake news, degli haters e dell’infantilismo a cinquestelle.”.
E perché allora il Pd è andato così male proprio al Sud secondo lei?
“Perché i disastri della vecchia politica che ha sgovernato per decenni l’Italia, il Sud e la Sicilia non si risolvono in mille giorni, quelli del governo Renzi per capirci. Però in quei mille giorni abbiamo fatto un mezzo miracolo al Sud. Guardi, è ormai chiaro che l’Italia vola se decolla il Mezzogiorno, ma il Sud non ha dove andare se il Paese conta in Europa e nel Mondo come il due di coppe con la briscola a bastoni. Noi abbiamo dato credibilità, autorevolezza all’Italia e abbiamo offerto una via d’uscita al Sud. Gli elettori ci hanno bocciato, ma mi chiedo: qual è il progetto di futuro del governo Lega-5 stelle per il Sud? Non non accettiamo uno schema di un Sud condannato all’assistenzialismo, agli aiuti di Stato. Noi vogliamo dare ossigeno alle imprese, vero motore dell’economia e dell’occupazione”.
Qualche settimana fa scrivevamo di come da quando esiste il Pd non abbia mai avuto un segretario, un vicesegretario, un presidente o un coordinatore nazionale meridionale. Ma le sembra una cosa normale?
“Sì ma abbiamo eletto un Presidente della Repubblica palermitano, un presidente del Senato palermitano, io ero in segreteria nazionale…”.
Sì ma con tutto il rispetto le cariche importanti del partito sono quelle lì e nel partito un meridionale non ha mai avuto un ruolo apicale. Ma non c’è mai stato uno bravo quanto, non so, Lorenzo Guerini, nel Pd nato a sud di Roma?
“Mi chiederei, al contrario, perché nel Mezzogiorno non c’è ancora una classe dirigente all’altezza delle sfide nazionali”.
Mi pare di capire, leggendo i documenti che presentano il vostro evento, che voi vi rivolgiate soprattutto a un elettorato moderato che ha votato per il centrodestra. Come mai questa valutazione quando il vostro elettorato, quello del Pd siciliano, nelle ultime elezioni ha votato i candidati dei 5 Stelle per non favorire la destra? Con Cancelleri e Musumeci ad esempio andò così.
“Gli elettori cambiano idea nel giro di una stagione. Hanno eletto Musumeci a novembre e a marzo hanno votato in massa Di Maio. Credo che la domanda corretta sia: possiamo ancora dividere il mondo in destra e sinistra? O è arrivato il momento di dire che il mondo si divide tra forze della conservazione e forze dell’innovazione e del cambiamento?
E i 5 stelle sono destra o sinistra?
“Cambiano idea a seconda di quello che dice l’algoritmo. Sono Casaleggio, di destra, di sinistra, di sopra o di sotto. È uguale. Noi invece siamo prigionieri dell’ideologia. Un pensiero che ritiene la leadership un peccato capitale. Il Pd aveva un leader che ci ha portato al 41 per cento. Ed è partita la caccia all’uomo”.
Macron per rompere quello schema ha fatto un nuovo partito. Volete farlo anche voi?
“Ma no, noi abbiamo organizzato un’iniziativa col simbolo del Pd. E noi crediamo che il Partito democratico sia il nucleo fondante di una prospettiva. Dopo di che, è chiaro che dentro il Pd ci siano idee diverse. C’è chi vuole andare al pre-Renzi su un terreno del passato e c’è chi pensa che partendo dal Pd si possa costruire qualcosa di nuovo”.
Qualcosa di nuovo che non sia più il Pd, quindi.
“Ci saranno delle primarie per eleggere il nuovo segretario o lo si eleggerà in assemblea. C’è un dibattito aperto nel partito. Io credo che quello che è accaduto in Francia con Macron vada visto come una grande opportunità. Questo non vuol dire fare un nuovo partito, ma darsi una nuova missione. Sto registrando un’aspettativa molto grande da quando abbiamo lanciato l’iniziativa di sabato. Soprattutto tanti ragazzi interessati”.
Un po’ di autocritica dopo la clamorosa sconfitta delle Politiche? Le liste le avete fatte voi nella stanzetta con Renzi. Qualche mea culpa?
“Nessuno le ha fatte nella stanzetta, le ha votate la direzione. Se noi cerchiamo un’attenuante nella composizione delle liste facciamo un errore. Qui è accaduta qualcosa di molto più grande. Qui c’è stata una sconfitta clamorosa…”.
… tanto che il segretario si è dimesso.
“Si era già dimesso da premier dopo la sconfitta referendaria, e oggi si rimpiange tantissimo quell’occasione perduta. Al Sud la misura della sconfitta è ancora più grande. Non vogliamo cercare attenuanti, anzi è stata talmente drammatica la sconfitta che, o ci interroghiamo su qualcosa di nuovo da mettere in campo, oppure… C’è un dato che mi impressiona molto: nelle periferie siamo a rischio estinzione. Mentre siamo forti nelle zone bene delle città”.
Il Pd è diventato il partito dei benestanti?
“Ma diciamo che è un elemento costante da diversi anni. Se i più deboli non si sentono rappresentati vuol dire che un problema c’è. È un problema culturale. Anche l’uso dei social, ad esempio, va capito meglio”.
Certo, ma proprio a proposito di comunicazione politica i simboli pesano. Per esempio i nomi che vengono percepiti come legati a doppio filo con le banche. Candidare Mara Elena Boschi in diversi collegi della Sicilia le sembra una buona mossa in questo senso?
“Chi conosce Maria Elena Boschi sa benissimo che la figurina costruita su di lei è totalmente fasulla. Sì, si è costruita questa immagine del partito vicino alle banche. E abbiamo commesso qualche errore noi a non spiegare bene che non era così. Noi stiamo costruendo una nostra piattaforma social sulla partecipazione positiva da contrapporre a quella dei 5 stelle fondata sul disprezzo e sull’insulto. La lanceremo a breve”.
Su Livesicilia abbiamo appreso della vostra iniziativa del 14 da Salvatore Cardinale, leader di Sicilia Futura. Che si muove ormai su una linea di quasi collaborazione col governo regionale. È una prospettiva che lei condivide?
“Non è l’argomento all’ordine del giorno della riunione di sabato. Il nuovo campo parla all’Italia e all’Europa”.
E a proposito del governo del Paese, la vostra linea è che il governo se lo facciano Lega e 5 Stelle e vadano a sbattere? Ma non c’è anche un interesse del Paese da tenere in considerazione?
“Non c’è nessuno che sta qui a sperare che questi facciano il governo per dire poi al Paese avete visto? Io voglio bene all’Italia e spero il meglio. Quei due partiti però hanno vinto le elezioni e devono mantenere le promesse che hanno fatto agli italiani. Io non condivido nulla di quello che hanno scritto e detto ma dicono governare. In democrazia l’opposizione è la garanzia più grande per la società intera. Di certo non faremo il tutor dei 5 Stelle”.
Dalla sua risposta desumo che anche in Sicilia non andreste a fare la stampella della destra che ha vinto, giusto?
“Lo dico un’altra volta, a Trabia parliamo del futuro dell’Italia e dell’Europa. Di Sicilia parleremo in altri luoghi”.