Dopo quanto successo a Noredine Adnane (nella foto), marocchino di 28 anni, in fin di vita per essersi dato fuoco di fronte al sequestro della propria merce, c’è subbuglio tra i venditori ambulanti di Palermo. Qualcuno parla di “repressione” da parte delle forze dell’ordine. “Non ti fanno neanche parlare, non ti fanno neanche chiamare un avvocato” racconta un venditore ambulante di origine marocchina, che espone la sua merce in una delle vie del centro storico di Palermo. “Sono stato portato in questura – racconta l’uomo – sono rimasto lì 24 ore senza mangiare. Ogni giorno ad ogni migrante succedono cose differenti”. Mentre sta parlando si avvicinano altre persone. Un altro uomo, anche lui di origini marocchine, aggiunge che “alcuni vigili quando scrivono il rapporto, scrivono quello che vogliono”. “Noi non siamo venuti qua per fare ‘bordello’ o per fare cose brutte. Siamo venuti in Italia per andare avanti, non per tornare indietro” commenta incredulo il padre del venditore ambulante, che anche lui si mantiene con lo stesso mestiere: “Siamo fatti di ossa e di carne” dice.
“Solo per gli stranieri, per i palermitani però?” domanda un altro venditore più avanti, riguardo ai controlli: “Qua c’è sempre qualcuno che vende le castagne, perché a lui non succede nulla?” continua a chiedersi. In questa via nessuno di loro potrebbe sostare: “Ma dove ce ne andiamo, dov’è tutto deserto?” continuano a piovere le domande.
Spostandosi di qualche centinaio di metri incontriamo invece chi dice di non aver mai ricevuto nessun trattamento “repressivo”. “Quando prendi la licenza, i termini indicano che in certi luoghi non puoi sostare” precisa un altro venditore, anche lui marocchino, ma che sta in una via dove per lui lavorare è consentito. “Sono in Italia da dodici anni. Portare qua la mia famiglia – spiega – non è stato difficile. Ho dovuto aspettare circa sei mesi, ma ce l’ho fatta”. “Prima guadagnavo di più adesso solo 20, 25 euro al giorno” dice. Lui non crede che i suoi colleghi subiscano maltrattamenti e che i controlli arrivino anche per i palemitani, anche se a volte, secondo lui, si eccede con la disciplina: “Un amico – racconta ancora l’uomo – ha avuto problemi perchè si è allontanato un attimo dalla bancarella. Al suo ritorno ha trovato vigili che volevano sequestrargli la merce. ‘La licenza è intestata a te, tu devi restare qua’ gli hanno detto. Non è un po’ severo?”. Lui conosce Adnane, ma non sa dire perchè abbia compiuto quel gesto: “Non si può dire cosa ti passa per la testa in quel momento” commenta. Non ha mai subito sequestri, ma neanche lui, come neanche poteva Adnane potrebbe sostare nello stesso punto per più di un’ora: “Si, dovrei spostarmi ogni volta di 500 metri. Ma dove devo arrivare? Alla Zisa? Qua tutti mi conoscono, ho i miei clienti. Se mi muovo da qua ho finito di lavorare”.

