Ciancico, chiesta condanna a 9 anni |L'accusa: "Condotta ben studiata" - Live Sicilia

Ciancico, chiesta condanna a 9 anni |L’accusa: “Condotta ben studiata”

Il noto professionista catanese è accusato di truffa, falso e peculato. La requisitoria del pm Tiziana Laudani.

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CATANIA – Processo Ciancico: il Pm chiede nove anni di reclusione per il notaio. Con questa richiesta si è chiusa la requisitoria del Pubblico Ministero Barbara Tiziana Laudani che in aula ha ripercorso le tappe della vicenda giudiziaria che vede imputato il notaio Vincenzo Ciancico con l’accusa di falso, truffa e peculato. Laudani ha ricordato le “difformità” presenti tra gli atti originali e le copie telematiche inviate dal notaio all’Agenzia delle Entrate rispetto alle clausole che avrebbero dovuto consentire al cliente l’accesso a regime fiscale agevolato. Le clausole erano però assenti negli originali, i clienti erano all’oscuro di tutto tanto da finire messi in mora per uso illegittimo del regime fiscale agevolato e gli importi non versati venivano intascati dal notaio. In altri casi, invece, ai clienti erano tenuti nascosti possibili benefici e altri atti acnora venivano registrati con numeri di repertorio di contratti stipulati da altri notai.

Il Pm ha parlato di numerosi “atti affetti da gravi patologie”. Laudani ha spiegato perché, a più battute, si è opposta alla richiesta di patteggiamento avanzata dalla difesa. “Tre anni sarebbero stati una pena ingiusta al contrario”. Tra gli aspetti salienti c’è la “gravità significativa” delle accuse “per il ruolo di notaio e il prestigio personale” di cui Ciancico ha goduto in città.

Laudani ha parlato di una condotta reiterata e ben congegnata avanzando più di un dubbio sul quadro emerso dalla visita psichiatrica effettuata dai consulenti. Non ci sarebbe nulla, a suo avviso, che possa intaccare la capacità di intendere o volere del notaio. Nessun “problema” semmai una condotta tipica di chi dispone di molto denaro. “Ho capito che il Ciancico era avvezzo a una vita particolarmente dispendiosa”, ha detto in riferimento alle auto di lusso o ai voli in elicottero per raggiungere la villa di Panarea. Laudani ha detto a chiare lettere di non scorgere la possibilità di concedere attenuanti generiche e ribadito più volte la gravità del danno alla luce dell’”enorme fiducia che la collettività ripone nella figura nel notaio”. A questo si deve sommare “il grave danno d’immagine per lo Stato” e la violazione “dei doveri” imposti dalla professione notarile. Alla fine la richiesta è di nove anni di reclusione e la confisca di un milione e centoquattordici mila euro (equivalente delle somme sottratte ai clienti).

 

 

 

 

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