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La joint venture Milano-Palermo

Almeno cinque chili la settimana di cocaina di prima qualità giungeva dalla Spagna a Milano per poi rifornire il mercato palermitano. La squadra mobile di Milano ha fatto luce sulla 'joint venture' di Cosa nostra con il capoluogo meneghino nel periodo fra il 2004 e il 2006. Sedici persone in manette fra cui Luigi Bonanno, punto di riferimento dei Lo Piccolo per l'approvvigionamento della polvere bianca
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Almeno cinque chili la settimana di cocaina di prima qualità giungeva dalla Spagna a Milano per poi rifornire il mercato palermitano. La squadra mobile di Milano ha fatto luce sulla ‘joint venture’ di Cosa nostra con il capoluogo meneghino nel periodo fra il 2004 e il 2006. Sedici persone in manette fra cui Luigi Bonanno, punto di riferimento dei Lo Piccolo per l’approvvigionamento della polvere bianca. L’accusa per gli arrestati è, a vario titolo, di concorso in commercio di stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso. Per cinque si aggiunge anche l’ipotesi di estorsione e tentata estorsione.

Spagna-Milano-Palermo. La coca viaggiava dalla Spagna fino a Cologno Monzese, dove sono stati arrestati Pietro e il figlio Nicolò D’amico (57 e 35 anni). La loro funzione era quella di collettori nei confronti dei corrieri, che si muovevano per lo più in treno, diretti poi nel capoluogo siciliano. Si approfittava anche delle trasferte della squadra del Palermo a Milano per agevolare il trasporto, nella confusione dei tifosi. L’andazzo è continuato fino al maggio 2006 quando una partita di sette chili di polvere bianca è stata ritenuta di cattiva qualità e il centro di approvvigionamento si è spostato a Milano.

Estorsioni. Gli agenti della mobile hanno anche indagato nell’ambito dell’imposizione di forniture. Secondo l’accusa, Carlo Bonanno, figlio di Luigi, titolare della Ania Immobiliare, avrebbe costretto alcuni cantieri a farlo lavorare. A Baggio, quartiere della periferia occidentale milanese, Bonanno avrebbe fatto bruciare un capannone a un’impresa che non voleva piegarsi.

Gli investigatori. “Milano è una città che è stata strategica, lo è oggi e lo sarà in futuro”. Non ha dubbi Francesco Messina, capo della squadra mobile meneghina. “L’operazione conferma  – continua Messina – che su Milano non esiste una famiglia di cosa nostra che svolge attività criminali, ma di volta in volta ci sono dei referenti che assumono posizioni strategiche. L’operazione conferma inoltre che Milano è e sarà sempre strategica per cosa nostra”.


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