PALERMO – Di batoste, in questi anni, Maurizio Zamparini ne ha prese tante. Forse adesso si è arrivati al momento in cui i colpi diventano più difficili da assorbire, tra un’età che avanza e un progetto che salta. Già diverse volte negli ultimi il suo impegno a Palermo ha rischiato di vacillare: dal passaggio momentaneo del testimone nelle mani di Pietro Lo Monaco alla continua ricerca di nuovi investitori per la sua creatura. Una vita di lotte estenuanti in Lega Calcio e di colpi bassi da parte di chi avrebbe dovuto tendergli una mano. Sin dai tempi di Venezia, Zamparini ha trovato davanti a sé un muro invalicabile chiamato burocrazia, messo lì a bloccare i suoi progetti: lo stadio da costruire a Mestre, dal cui mancato via libera è scaturito l’addio, è il primo capitolo di una lunga storia, che arriva al centro sportivo di Carini. Un progetto che resterà tale solo sulla carta.
Questa storia fatta di scartoffie, attese e semafori rossi si avvicina ad un finale per nulla lieto. Perché Maurizio Zamparini non sembra avere più intenzione di lottare. “Non ho un’età per programmare il futuro. L’unica programmazione che farò da adesso in avanti è lasciare il Palermo, che ho già messo sul mercato”. Parole dure, quelle rilasciate dal patron rosanero a LiveSicilia Sport, ma che suonano più come un invito a farsi avanti. “Vediamo chi si avvicina”, chiosa Zamparini, consapevole di trovarsi in una situazione non diversa da quella di tanti altri colleghi. D’altronde, se il calcio italiano fatica ad attirare investimenti, ci sarà pure un motivo. Se l’unica squadra italiana ad essere competitiva in Europa ha asset di proprietà, non è assolutamente un caso.
Il Palermo, invece, resta senza immobili. Niente centro sportivo, perché i tempi già di per sé dilungati diventerebbero da Odissea, ma anche un “basta” deciso alla questione stadio. Dopo aver visto naufragare il primo progetto e aver avviato i colloqui col Comune per il secondo, Zamparini appare sfiduciato: “Non si farà niente, lo faranno i nuovi proprietari del Palermo. Io mi sono stancato della burocrazia”. Ancora una volta, l’intenzione esplicita è quella di passare la mano ad altri, magari con maggiore disponibilità a lottare contro il mostro burocratico italiano: “Non intendo più essere il presidente del Palermo, faccio 74 anni il 9 giugno e in occasione del mio compleanno confermerò di essere alla ricerca di nuovi proprietari per il Palermo. Ci penseranno loro al centro sportivo e allo stadio, se lo vorranno fare”.
Non è la prima volta che Zamparini si prepara all’addio. Anzi, dopo mazzate di questo genere, il pensiero ricorrente è sempre quello di mollare tutto. Stavolta però il patron vuole sondare il terreno per trovare nuovi proprietari, senza ulteriori indugi: “Incaricherò ufficialmente un’agenzia per trovare in Italia o nel mondo chi è interessato al Palermo e se c’è qualcuno interessato io mi farò volentieri da parte”. Una scelta ponderata, per lasciare in mani solide una società di rilievo, nonostante l’assenza di immobili di proprietà: “Il Palermo ha un suo valore, al di là di stadio e centro sportivo, che sarebbero comunque opere sociali. Da noi la burocrazia crea queste difficoltà, non c’è nemmeno una responsabilità diretta della politica. È la nostra Italietta e io mi sono stufato, basta”.
E il piano di efficientamento, a questo punto, cosa può dare al Palermo? Il centro sportivo e lo stadio, oltre che un patrimonio per la società, sarebbero potuti essere due biglietti da visita non indifferenti per un club che – come quasi tutti in Serie A – fa delle plusvalenze e dei diritti televisivi il proprio cavallo di battaglia. Anche senza impianti di proprietà, però, chi vorrà interessarsi al Palermo potrà avere un punto di partenza positivo: “Il nostro è un ottimo bilancio – rassicura Zamparini -. Chi arriverà troverà un Palermo sano e senza debiti, in più stiamo costruendo una squadra molto competitiva. Per invogliare la gente ci vuole un Palermo forte e io ci sto lavorando”. Quello che poteva sembrare uno sfogo si trasforma così in un impegno: dare maggiore solidità al club, con un passaggio di consegne sullo sfondo.