L'immobile che ospita la palestra Virgin di nuovo sotto sequestro - Live Sicilia

L’immobile che ospita la palestra Virgin di nuovo sotto sequestro

L’edificio era stato sequestrato nel 2020 per presunti abusi edilizi nella ristrutturazione e pericolo di crollo, ma il gip aveva poi dissequestrato l’immobile.
IL PROVVEDIMENTO
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PALERMO – E’ diventato definitivo, dopo il rigetto del ricorso da parte della Cassazione, il sequestro dell’immobile sede della palestra Virgin di Palermo (la Virgin ha preso in affitto i locali ed è totalmente estranea all’inchiesta).
L’edificio era stato sequestrato nel 2020 per presunti abusi edilizi nella ristrutturazione e pericolo di crollo, ma il giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato, su istanza del legale del proprietario della struttura, aveva poi dissequestrato l’immobile.

Il gip confermò l’accusa di abusivismo edilizio, ma non il rischio che crollasse l’edificio.
Ed è soprattutto sulla sussistenza degli illeciti in materia di edilizia che i pubblici ministeri avevano fatto ricorso al Tribunale del Riesame, ritenendo che fossero sufficienti per il sequestro.

Il Riesame diede loro ragione, ma il provvedimento fu impugnato dalla difesa davanti alla Suprema Corte. Oggi la decisione definitiva che rende esecutiva la sentenza del Riesame e i nuovi sigilli.

La chiusura

La palestra, comunque, non ha mai riaperto i battenti essendo rimasta chiusa per le disposizioni contro l’emergenza Covid. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco, è stata condotta dalla polizia municipale. Secondo l’accusa, nel ristrutturare l’immobile poi diventato sede della palestra sarebbe stata aumentata la superficie utile dell’edificio, lavori per cui sarebbe stata necessaria la concessione edilizia, mai richiesta. In questo modo i proprietari avrebbero anche risparmiato 59 mila euro di oneri di urbanizzazione. Invece di chiedere il permesso a costruire la società si sarebbe limitata, infatti, a presentare una semplice dichiarazione di inizio lavori che non prevede il pagamento degli oneri.

Coinvolti funzionari

Nella vicenda sono implicati anche funzionari di pubblica amministrazione che avrebbero ritenuto legittima la dichiarazione di inizio lavori presentata e non avrebbero preteso la concessione.

Gli indagati

Nel procedimento sono indagati Filippo Basile, amministratore della società proprietaria dell’immobile, Antonino Lo Duca, progettista e direttore dei lavori fatti per ampliare la struttura, Tommaso Castagna, titolare della società esecutrice dei lavori e i funzionari del Comune l’architetto Giuseppe Monteleone, dirigente responsabile dello Sportello Unico delle attività produttive, Antonino Zanca e Sergio Marinaro che hanno istruito la pratica. I primi tre sono accusati degli abusi edilizi.


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