“Gli scenari politici internazionali con Obama Presidente e i riflessi sulla situazione Medio-Orientale” è stato il tema trattato oggi all’Università degli Studi di Palermo con il giornalista Nahum Barnea, vincitore del premio giornalistico 2008 per la stampa estera della Fondazione Maria Grazia Cutuli.
Nahum Barnea ha esordito raccontando l’euforia multiculturale e multirazziale del giorno della vittoria di Obama, È stata la vittoria dei giovani”, ha commentato. Barnea ha quindi sviluppato tutti i temi legati al nuovo presidente: le aspettitive, le promesse, i punti di forza della sua rivoluzionaria campagna elettorale ora presa a modello in tutto il mondo, la composizione del suo staff, i progetti per la crisi economica e l’annuncio di un nuovo atteggiamento basato sull’umiltà. “Al di là della retorica politica – ha detto Nahum Barnea – ci sono dei cambiamenti sostanziali annunciati. Se fino ad ora gli Usa di Bush, con una politica basata sul ‘prendere o lasciare’, sono stati molto rigidi – ha continuato il giornalista indiano – Obama parlando di ‘cambiamento’ ha affermato che gli Stati Uniti hanno bisogno di aiuto e che devono mostrare ‘umiltà’ per ottenere collaborazione da parte, non solo di tutti i partiti, ma di tutti i Paesi, compresi la Russia, la Cina e il mondo arabo”.
Barack Obama a luglio è stato in visita in Israele, Barnea fu l’unico giornalista che riuscì ad intervistarlo e ha raccontato le sue impressioni di quell’incontro: “Era freddo, ma rilassato e disse una cosa molto importante ‘meglio negoziare che combattere’, Obama – spiega Nahum – basa la sua politica sul riconoscimento dell’altro e ha annunciato che dedicherà il primo anno del suo mandato a risolvere i problemi dell’amministrazione precedente, tra i quali spiccano le questioni legate ad Afghanistan, Iraq e Israele”.
Il futuro presidente ha già spiegato in che modo intenderà affrontare queste questioni durante al sua campagna elettorale, annunciando di voler risolvere definitivamente la questione afghana e ritirare le truppe dal territorio iracheno lasciando la situazione sulle spalle dei governanti locali.
“L’Iran è una delle questioni più spinose dell’agenda di Obama – ha sottolineato il giornalista -, proprio pochi giorni fa Napolitano in visita in Israele ha posto l’accento sulla minaccia della corsa agli armamenti nucleari da parte dell’Iran. Il problema – continua Barnea – è che Israele ha già annunciato che, se entrasse in possesso della bomba atomica, non la userebbe, mentre l’Iran si è pronunciato più volte in proposito minacciando di utilizzarla per annichilire Israele e dominare l’intera area circostante a partire dall’Arabia Saudita”.
Uno spiraglio per le negoziazioni sarebbe lo stesso nome del nuovo presidente: “Nel mondo arabo – spiega Barnea – non è così facile professare di non parlare con uno che si chiama Hussein (secondo nome del presidente), ma è ovvio che la simpatia è importante ma non sufficiente”.
Ma come viene percepito Obama da questi Stati? In “Israele Obama viene visto come una rockstar: è una novità, è giovane, parla in un modo nuovo. Da parte di Israele c’è il tentativo costante di portare a termine i negoziati per leggittimare lo Stato Palestina. Un sondaggio dice che il 40% degli israeliani sarebbe favorevole alle trattative, ma io penso – ha detto Barnea – che Abu Mazen, noon pienamente leggittimato e con un mandato che sta per scadere non sia la persona ideale per quella che sarebbe una svolta storica”.
“Inoltre – conclude il giornalista – Hamas, riconosciuto solo in Iran, non accetta l’esistenza dello Stato Israeliano non solo per ragioni politiche, ma soprattutto per motivi religiosi. Si tratta di estremisti e la storia insegna che i movimenti fondamentalisti non negoziano, perché negoziare significa venirsi incontro scendendo a un compromesso. Ecco perché ritengo che Hamas costituisca un problema anche per i palestinesi”.
All’incontro, moderato da Antonio La Spina, hanno partecipato il direttore del master in Giornalismo professionale, Roberto Pirrone, Fabio Lo Verde e Natale Conti, direttore del laboratorio di giornalismo della Scuola Mario Francese. Il convegno è stato organizzato in collaborazione con il Dottorato di ricerca in Sociologia, territorio e sviluppo rurale, il Dipartimento di Scienze sociali e la Scuola di giornalismo “Mario Francese” – master in Giornalismo professionale.