PALERMO – L’obiettivo è approvare la ricapitalizzazione della Rap entro gennaio, salvando l’azienda dal fallimento, ma il percorso in consiglio comunale non sarà dei più facili. Sono giorni convulsi dalle parti di Sala Martorana, chiamata a votare la delibera per dare linfa vitale alla partecipata.
La continuità aziendale infatti è a rischio e l’unico modo per evitare il default è la ricapitalizzazione: quasi 10 milioni di euro da iniettare in contanti (con quasi 4 milioni) e con il trasferimento di immobili, tra cui la sede di piazzetta Cairoli e quattro Centri di raccolta.
La delibera in Aula
Tutto liscio, quindi? No, perché i consiglieri comunali hanno iniziato a leggere le carte e non mancano le perplessità. Oggi la commissione Bilancio tornerà a riunirsi per fare il punto della situazione e dovrebbe ricevere una relazione della Rap che aggiorna le previsioni del piano di risanamento. Da quanto filtra, il ritorno all’utile sarebbe previsto già il prossimo anno.
Il “giallo” sulla sede
Il problema però è sorto sulla sede di piazza Cairoli, un edificio di quattro piani che il Comune ha acquistato dalle Ferrovie tra il 1995 e il 1996 al prezzo di 17 miliardi di lire. Nel 2010 l’edificio è passato all’Amia ma nel 2015 una sentenza ha obbligato di restituirlo a Palazzo delle Aquile.
Una storia messa nero su bianco in una perizia stilata nel 2021 dalla quale emerge che l’immobile (valutato 4,3 milioni di euro) risulta ancora intestato ad Amia, sebbene ceduto, ma soprattutto che il perito non ha mai ricevuto la documentazione sulla regolarità edilizia, tra cui il certificato di agibilità.
“Troppa superficialità”
Una circostanza emersa in commissione e che ha fatto balzare sulla sedia le minoranze. “E’ evidente che non ci sono ancora le condizioni per una ricapitalizzazione – dice Mariangela Di Gangi del Pd – che vorremmo invece votare in fretta. Non abbiamo la certezza che questa operazione consenta di superare le perdite e di rilanciare la società e vogliamo garanzie sul valore reale del patrimonio che si vuole trasferire, visto che il lavoro istruttorio è stato lacunoso. Non c’è spazio per l’approssimazione”.
“Siamo interdetti e preoccupati dalla superficialità con cui viene affrontato il tema – commentano Giulia Argiroffi e Ugo Forello di Oso -. Non si comprende perché un immobile iscritto nel patrimonio per oltre 8 milioni di euro sia stato valutato poco più di 4 e che nelle relazioni si attesti che sia assente la documentazione afferente la regolarità edilizia dell’immobile. Il tempo stringe ma i dubbi sull’operazione di ricapitalizzazione, purtroppo, aumentano”.
Il Comune: “Tutto in regola”
Perplessità su cui, però, da piazza Pretoria arrivano rassicurazioni: un notaio avrebbe passato al setaccio le carte dando il via libera all’operazione che salverebbe la ricapitalizzazione, a cui poi dovrà seguire il contratto di servizio. “E’ in corso una verifica tecnica ed eventuali difformità saranno risolte”, dice il presidente di Rap Giuseppe Todaro.