Oda, attesa per il fallimento |Tensione tra sindacati e vertici - Live Sicilia

Oda, attesa per il fallimento |Tensione tra sindacati e vertici

I giudici chiedono di approfondire lo stato dei debiti. Gli stipendi, intanto, sono fermi da novembre.

Futuro in bilico
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CATANIA – Sono ore di tensione per i lavoratori dell’Opera diocesana assistenza di Catania fra stipendi non pagati e l’attesa per il verdetto che vede in ballo il fallimento dell’Oda. Nel corso dell’ultima udienza intanto i giudici – della sezione fallimentare del tribunale di Catania dopo essersi riuniti nella Camera di Consiglio presieduta dal giudice Adriana Puglisi – hanno deciso di approfondire ulteriormente la vicenda giudiziaria disponendo la verifica di documentazione nuova relativa ai debiti della struttura e rinviato a marzo la causa. La richiesta di fallimento è stata avanzata dalla Procura di Catania e risale allo scorso novembre. Nel dettaglio, al vaglio del Pm c’è ora il piano di risanamento economico finanziario varato dagli attuali vertici finalizzato al salvataggio del presidio. Dagli atti provenienti da Riscossione Sicilia, depositati di recente dalla Polizia giudiziaria emergerebbe “il mancato adempimento dei diversi piani di rateizzazione dei crediti tributari in capo all’Oda”. Alla luce di questo, i giudici hanno dunque preferito darsi del tempo per acquisire nuove informazioni dalla ex Serit. 

Intanto per i lavoratori la situazione si fa sempre più grave. I loro stipendi sono fermi da novembre. Fra le mensilità arretrate c’è anche la tredicesima. La tensione è ormai sul filo del rasoio. Nei giorni scorsi sarebbe anche saltato all’ispettorato del Lavoro un incontro di raffreddamento fra i vertici dell’Oda e i sindacati. “Purtroppo – spiega Corrado Tabbita Siena dell’Unione sindacale di base – non si è presentato nessuno, neppure il commissario Landi. Noi abbiamo richiesto questo incontro proprio al fine di capire le ragioni per le quali non siano ancora stati erogati gli stipendi. E’ la legge ‘146 sul diritto di sciopero fra l’altro ad obbligare le organizzazioni sindacali a intraprendere questi tentativi”. Adesso il sindacato Usb starebbe pianificando di indire lo stato d’agitazione. “Abbiamo inviato all’Asp una richiesta di surroga affinché sia quest’ultima a pagare i lavoratori, visto le convenzioni attivate”, ha concluso Tabbita. L’Usb, inoltre, preso atto anche del mancato pagamento dei rimborsi per il carburante relative alle prestazioni a domicilio effettuale ai pazienti ha annunciato che si presenteranno nei prossimi giorni negli uffici della direzione per richiedere la restituzione di quando anticipato dai lavoratori in contante. 

Ma sulla vicenda adesso intervengono compatte anche le segreterie provinciali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl chiedendo un urgente incontro con il commissario dell’ODA, Adolfo Landi, perché si faccia chiarezza sulla situazione giuridico-economica dell’ente. “Siamo preoccupati – dichiarano i segretari generale provinciali Turi Cubito (Fp Cgil), Armando Coco (Cisl Fp) e Stefano Passarello (UIL Fpl) perché sono stati disattesi gli impegni assunti nell’incontro del 19 gennaio scorso, in cui si assicurava il pagamento della 13ma e il possibile pagamento della mensilità di dicembre. Comprendiamo che l’allungamento dei tempi possa essere dipeso anche dal complesso iter giudiziario in atto – aggiungono – ma d’altra parte non possiamo non rappresentare il bisogno e il disagio dei lavoratori che, in questi anni, hanno sopportato sacrifici e privazione pur mantenendo il proprio impegno nell’assistenza e nella fornitura dei servizi agli utenti dell’ente. Pertanto riteniamo indispensabile che il commissario ci incontri e ci faccia chiarezza – concludono Cubito, Coco e Passarello – in assenza di riscontri metteremo in campo tutti i percorsi legittimi che la nostra rappresentanza sindacale ci consente di utilizzare”. 

Nel corso dell’iter giudiziario e anche delle assemblee svoltesi nella sede dell’Oda fra Landi e i dipendenti, il commissario avrebbe rassicurato i dipendenti garantendo la continuità delle attività di assistenza. Per i lavoratori, tuttavia, le rassicurazioni non basterebbero più.

 

 


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