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Oggi Consiglio dedicato, Anastasi: |”Amministrazione non ha idee”

Una seduta richiesta due anni fa dai componenti dell’assemblea civica per fare il punto sul sistema cittadino alla luce dei tagli nei trasferimenti e delle nuove normative e delle richieste ancora inevase da parte dell’amministrazione.

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CATANIA – Un consiglio straordinario per discutere di welfare, di politica e di progetti civici. Una seduta richiesta due anni fa dai componenti dell’assemblea civica per fare il punto sul sistema cittadino alla luce dei tagli nei trasferimenti e delle nuove normative e delle richieste ancora inevase da parte dell’amministrazione. Presentate, in buona parte, da Sebastiano Anastasi, componente di Grande Catania e vice presidente della Commissione al ramo.

Perché un Consiglio straordinario sui Servizi sociali? Quale lo scopo?

Il consiglio straordinario lo avevamo richiesto due anni fa appena capimmo che l’idea di welfare cittadino che aveva l’amministrazione Bianco era lontana, anzi diametralmente opposta, a quella che avevamo noi dell’opposizione. Avevamo capito che erano orientati a un welfare superato che non ottimizzava le risorse al massimo che non metteva al centro il cittadino con le sue tante criticità, un welfare che con le poche risorse assegnate si sarebbe sempre più allontanato dai veri bisogni della città divenendo autoreferenziale, e lo capimmo subito sugli asili nido. Con l’amministrazione attaccata alle rette e noi, invece, con l’idea di avviare gli asili nido aziendali previo protocollo d’intesa con i principali partner pubblici in città. U ilizzando in tal senso i fondi PAC e il personale in forze si sarebbero così creati asili nido in loco, portando fino al cittadino l’offerta ovviamente così ghiotta da non poter essere rifiutabile.

Come mai la seduta dopo la presentazione della bozza di Regolamento Unico alla città?

In primo luogo, perché in due anni l’amministrazione non ha portato alcuna delibera sui servizi sociali, eccenzion fatta per gli asili nido. In secondo luogo, perché ancora una volta siamo ripeto su due idee completamente diverse. Per noi la base è la creazione, con atti amministrativi concreti, di una governance al welfare cittadino su cui s’innesta alla fine il regolamento unico. L’assessore nella replica ha ribadito che la base di partenza dell’amministrazione è il regolamento unico, allora sorge spontaneo chiedersi cosa ci sia da regolare senza una chiara azione di governo. Sembra infatti che gli uffici camminino soli e che le liee politiche li inseguano, a riprova di ciò le numerose lacune che accompagnano il regolamento unico, e ciò dopo due anni è inaccettabile. Quindi ci è sembrato utilissimo questo confronto anche per dimostrare, soprattutto agli altri colleghi consiglieri di maggioranza, che nei nostri interventi non c’è solo passione e oratoria ma competenza e proposte per un idea che a noi sembra l’unica in grado di dare risposte efficienti ed efficaci.

Quali i punti più importanti del suo lungo intervento?

Quando ho parlato dei centri sociali e della loro funzione basilare per rivoluzionare il Welfare. Oggi sono lasciati all’abbandono con il personale che soffre ogni giorno lavorando e inseguendo l’emergenza. Noi crediamo che debbano essere sei micro assessorati o micro direzioni che accolgano e sostengano il cittadino secondo un sistema semplice, senza accavallamenti o stratificazioni d’interventi per famiglia o cittadino, scomponendo i vari servizi offerti dal Comune in prestazioni per poi assemblarli come servizi alla persona o al nucleo. Infatti, nella passata amministrazione, erano state assegnate 5 posizioni organizzative una per ogni centro territoriale appunto come delle micro direzioni, accompagnando il tutto da una informatizzazione dei dati secondo lo schema cittadino-assistente sociale-elaborazione dati e predisposizione piano d’intervento-assistente sociale-cittadino. Ovviamente, la rivoluzione mancata più importante è quella legata all’erogazione dei servizi attraverso il sistema di accredidamento con titoli sociali direttamente consegnati alle famiglie.

Soddisfatto delle risposte dell’assessore? Deluso? Per quali aspetti in particolare?

Deluso dall’assessore perché non ha capito ciò che vogliamo e ciò che è necessario realmente alla città. Perché non vogliamo dati e iniziative che ci auto assolvano in qualità di amministratori ma linee guida chiare di governo del Welfare con precisi atti e percorsi utili ad una vera riforma radicale. Insomma, un preciso progetto civico di Welfare di altissimo valore politico e istituzionale, un sistema che messo a regime cammina armonicamente con i bisogni della città senza emergenze ma con programmazione e senza consentire alcuna intrusione o tentazione politica

La città dovrà attendersi un peggioramento delle condizioni dei servizi alle fasce deboli?

Si il peggioramento è evidente. Stato ed Europa, oltre la Regione fanno sempre meno per sostenere i Comuni di fronte a questa priorità e poi Catania non è una città industriale dove scattano alcuni dei classici ammortizzatori sociali quali mobilità disoccupazione o cassa integrazione. Qui, molta gente lavorava in nero o chiude semplicemente un attività. E’ inevitabile che peggiori e il Comune dovrebbe far il massimo per ottenere anche in termini politici dai governi nazionali e regionale un sostegno solido per una sorta di piano Marshall cittadino e invece nulla.

L’ex assessore Pennisi: perché aveva visto giusto?

Pennisi aveva visto giustissimo e, oltre al lavoro quotidiano in assessorato di concerto con tutte le forze sociali della città, aveva chiaramente illustrato al consiglio comunale tutto con due ben distinte relazioni dettagliatissime una durante la seduta del consiglio comunale straordinario sui servizi sociali del 2011 e una conclusiva nell’anno 2013 non rifuggendo a critiche e confronto con l’assemblea.

 


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