Disoccupati ed enti in guerra | Caos nella Formazione siciliana - Live Sicilia

Disoccupati ed enti in guerra | Caos nella Formazione siciliana

A causa dei ritardi nell’approvazione del nuovo bando per i corsi, inviate nuove lettere di licenziamento ai lavoratori, persino alla vigilia di Natale. Sono migliaia adesso i dipendenti senza stipendio e ammortizzatori sociali. E i nuovi parametri dividono gli enti “storici” e quelli più piccoli. (Nella foto di archivio, una protesta dei lavoratori della Formazione)

Un settore in crisi
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PALERMO – A molti di loro la lettera di licenziamento è giunta addirittura alla vigilia di Natale. Un regalo recapitato dagli enti ai lavoratori della Formazione professionale rimasti per il momento in mezzo a una strada. Anche a causa dei ritardi dei governi Crocetta che, tra un errore e l’altro, hanno portato alla pubblicazione di quello che rappresenta, in pratica, la nuova annualità dell’Avviso 20 solo alla fine di quest’anno. Quando i soldi dell’anno precedente erano quasi finiti. E in un settore in cui non è nemmeno prevista la cassa integrazione.

Il risultato? Appunto, quelle lettere di licenziamento che stanno devastando un settore certamente frutto in passato di abusi e di larghe e trasversali pratiche clientelari. Ma oggi, assunti in un ente di Formazione sono circa 2.500 lavoratori. Altri quattromila al momento sono fuori. Senza stipendio né ammortizzatore sociale, dicevamo. Il nuovo assessore Marziano ha rimodulato il parametro col quale l’Europa finanzierà i pagamenti ai lavoratori: circa 38 mila euro l’uno. Una cifra nella quale vanno comprese le spese di gestione. Il budget a disposizione è di poco superiore ai 155 milioni. Morale della favola, oggi la Formazione professionale siciliana può dare lavoro a quattromila dipendenti. Non di più. Circa duemila rischiano di restare definitivamente a casa.

Ma le nuove regole fissate da Marziano hanno finito anche per dividere gli enti di Formazione, già molto scettici sulle modalità di attribuzione dei contributi sotto forma di quella che qualcuno ha definito una “tabella ghigliottina”. Così, mentre per alcuni enti storici, il nuovo Avviso e il nuovo parametro consentiranno quantomeno il salvataggio di 1.500 lavoratori rimasti al momento fuori (per raggiungere, appunto, la cifra complessiva di 4 mila dipendenti in servizio), per alcuni piccoli enti le nuove regole violerebbero le norme europee alla base del finanziamento che è, appunto, comunitario. Il rischio, insomma, è che tutto “salti per aria”.

E le associazioni Assofor, Asef, Anfop e Aref puntano il dito proprio contro l’assessore: “Pensavamo – scrivono – che lo scenario, sino ad ora contraddistinto da una azione governativa tesa a sopprimere gli enti, potesse cambiare”. Speranze evidentemente deluse. “Sono state presentate, – proseguono le associazioni – soluzioni che non comprendiamo, che stravolgono l’intero sistema, o quello che ne è rimasto, proiettandolo verso una indecorosa fine. Dall’analisi della situazione degli enti si può facilmente dedurre che proprio quegli enti di formazione, che da tanti anni hanno prodotto attività e impiegato personale qualificato, ma, soprattutto, che hanno innovato l’offerta formativa in Sicilia, saranno costretti a cessare la loro attività o a ridurre la loro presenza in maniera molto significativa”. Le nuove norme, insomma, favorirebbero altri enti, quelli definiti “storici, non tutti ovviamente, – specificano le altre associazioni – che, con i loro apparati, (sembra che in qualcuno di questi esista anche il coordinatore degli ausiliari), hanno reso il sistema poco flessibile e non in grado di agire in funzione di un mercato del lavoro in continua evoluzione”.

E a rappresentare buona parte di questi enti storici è l’associazione Forma Sicilia. “L’operato del nuovo vertice dell’assessorato regionale Istruzione e Formazione – si legge in una nota dell’associazione guidata da Paolo Genco – si sta muovendo seguendo una strada che negli ultimi anni nessuno dei predecessori aveva percorso o anche solo mostrato di voler considerare e cioè la messa in campo di tutti gli strumenti possibili per fronteggiare l’emergenza dettata dalla crisi economica e, nel contempo, garantire la tenuta del sistema nel suo complesso”. Insomma, Marziano, accusato dagli enti più “giovani” starebbe operando bene secondo gli enti più “radicati”. “Ben venga, quindi, – ribadisce infatti l’associazione degli enti storici – l’inversione di rotta che l’attuale amministrazione ha approntato, ponendo al centro del dibattito la massima salvaguardia possibile dei livelli occupazionali, accompagnata, come è giusto che sia, dall’attenzione prestata ai diritti dell’utenza finale. I parametri fissati dall’Avviso 3 (l’Avviso che appunto disciplina l’accesso ai prossimi corsi di formazione, ndr) permettono di organizzare corsi di formazione e gestire correttamente il rapporto con i dipendenti che in esso trovano impiego, peraltro, nel caso delle nuove assunzioni si potrà anche usufruire delle agevolazioni previste dal Jobs Act”.

Un Avviso quindi in grado di tutelare i lavoratori, secondo gli enti storici. Per gli altri, invece, quel bando “viola le più elementari regole del Fondo sociale europeo, poiché non tiene conto dell’utenza, reale destinatario delle risorse. Finanziare, o poter presentare, ore, in funzione di quanto strettamente occorre per pagare i dipendenti, per di più solo a tempo indeterminato, senza spazio per quant’altro occorre a fare buona formazione, significa utilizzare risorse dell’Unione europea in sostituzione di ammortizzatori sociali, per i dipendenti che la Sicilia, forse, purtroppo, non riesce più a mantenere. Un avviso – proseguono gli enti ‘giovani’ – che obbliga dei soggetti privati ad assumere con contratto a tempo indeterminato a fronte di progetti che avranno una durata di 6-9 mesi e che determina la fuoriuscita dal sistema di circa il 50 per cento degli enti ad oggi operanti e, quindi, il licenziamento di circa 2000 e più persone. Dobbiamo considerare involontario – chiedono – il determinarsi di condizioni che in modo più che palese “premiano” gli enti di formazione storici, probabilmente grandi contenitori che rappresentano appetitose opportunità? Forse, questo Avviso ha goduto dell’apporto, di soggetti fortemente interessati a gestire buona parte del finanziamento previsto? Forse esiste un progetto di ritorno al passato dei vecchi usi e costumi che tanto danno hanno apportato alla Formazione professionale? Pensiamo che questa ipotesi possa trovare fondamento nel fatto che questo Avviso determina, concretamente, l’eliminazione di gran parte dei piccoli e medi enti. Ma ci chiediamo – concludono – cosa pensano i lavoratori e se stanno bene loro le ‘temporanee’ assunzioni a tempo indeterminato o la cessazione dell’attività di molti enti, che determinerà condizioni di grande svantaggio per effetto dei licenziamenti”. Per i lavoratori rimasti senza lavoro, intanto, il governo sta pensando a qualche soluzione, al momento un po’ vaga. Un disegno di legge, ad esempio, che dovrebbe essere approvato all’Ars, potrebbe facilitare la costituzione, da parte proprio dei soggetti licenziati, di cooperative che possano partecipare ai bandi per i corsi. Un’altra idea è quella di utilizzare Fondi extraregionali per finanziare due anni di “riqualificazione” retribuita. Più concrete, oggi, sono però le lettere di licenziamento recapitate ai lavoratori persino alla vigilia di Natale. Un “regalo” del quale avrebbero certamente fatto a meno.

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