PALERMO – Avrebbero rubato, ripulito e riciclato qualcosa come 12mila chili di rame in giro per tutta la Sicilia in soli sei mesi, ricavando centinaia di migliaia di euro dalla vendita del cosiddetto “oro rosso”. A conclusione del processo col rito ordinario, il pm titolare dell’indagine, Fabiola Furnari, ha chiesto complessivamente pene per oltre 40 anni nei confronti della banda del rame che, in realtà, era a stretta conduzione familiare.
Nel dettaglio il pm ha chiesto la condanna a 2 anni e 3 mesi per: Calogero Amico, Salvatore ed Emanuele Cangelosi, Paolo e Salvatore Andrea Cintura, Angelo Filippone, Natale Lucchese e Maurizio Vella. Quattro anni e 3 mesi per Andrea Cintura; 2 anni e sei mesi per Giuseppe Cintura (classe ’87), Pietro Filippone e Giuseppe Taormina; tre anni e tre mesi per altri due Giuseppe Cintura (classe ’78 e ’85); tre anni per Paolo Cintura (classe ’65) e, infine, un anno e sei mesi per Giovanni Filippone. Tutti rispondono, a vario titolo, di furto, associazione a delinquere, ricettazione e riciclaggio.
La maggior parte degli imputati sono stati arrestati dal nucleo di polizia tributaria delle fiamme gialle di Palermo nell’ottobre 2010. La banda avrebbe avuto una struttura piramidale e ogni componente avrebbe avuto il suo ruolo specifico. Al vertice ci sarebbe stato Andrea Cintura che si sarebbe occupato della vendita del rame, affiancato dal fratello minore Paolo. I nipoti, i due Giuseppe Cintura, avrebbero recuperato il rame rubato mentre altri componenti della stessa famiglia si sarebbero occupati di ripulire dalle guaine i fili di rame.
Il materiale veniva depositato in una villa utilizzata come deposito prima di essere consegnato a imprenditori titolari di aziende che si occupano proprio di attività di recupero di materiali ferrosi: Francesco Barra (condannato a un anno e due mesi in abbreviato), Emanuele Cangialosi, Vincenzo Marino (condannato a due anni), Pietro Filippone e Maurizio Vella.