Oltre fideiussione e salvataggio: da cosa riparte l’era Pelligra?

Oltre fideiussione e salvataggio: da cosa riparte l’era Pelligra?

Le giornate roventi e l'obbligo di comprendere cosa accade adesso

CATANIA – Da sostenibilità a confusione e imbarazzo, il passo è stato breve. Di sicuro, non eravamo abituati a quello che sta tuttora accadendo in casa Catania. Perlomeno per quella che era stata sinora la gestione targata Ross Pelligra. La patina (seppur sottile) che parlava di obiettivi stagionali non più rinviabili si è squagliata; il rapporto con l’ambiente ha subìto un pesante ed evidente contraccolpo.

Nel mezzo e durante, un silenzio fra due parti che vivono nella stessa casa e che ha contribuito ad alimentare solo incertezze. 

Eccezion fatta per quelle righe della Pelligra Italia che spiegavano – evidentemente – ancora di più di ciò che pareva: “Noi e Catania Football club siamo due società distinte, che operano separatamente e disgiuntamente, ognuna con il proprio management e per le proprie finalità: la prima opera nel business edilizio e manifatturiero; la seconda in quello calcistico”.

Stava scritto tutto lì. Ma a ridosso della scadenza della mezzanotte di ieri, pareva fosse quasi un tirarsi fuori. Non è stato così. Il regolare versamento della fideiussione che scadeva alla mezzanotte di ieri, è arrivato: il che significa poter mantenere in rosa i dieci nuovi acquisti e, fatto tutt’altro che secondario, evitare punti di penalizzazione in classifica che sarebbero arrivati in automatico prima dell’avvio del campionato.

Ma ora, dopo aver vissuto questa situazione quantomeno drammatica, sarebbe da cronisti svogliati non pretendere che venga spiegato cos’è accaduto. Chiedere di sapere cosa cambia (se cambia) nel progetto e in che modo si ha intenzione di proseguire.

Non con un parere. Non con un commento. Non con un “secondo me”. Ma con una presa ufficiale che scacci un silenzio che diventa inaccettabile nei confronti di chi sta sottoscrivendo l’abbonamento. Di chi tiene, e lo si sa a memoria, a quei colori che non rappresentano solo un pallone che rotola sull’erba.

Ancora una volta, a Catania a tenere banco sono le vicende extra-campo. Non c’è proprio pace, è vero. Ma questo non significa immolarsi alla rassegnazione.

Sebbene questa volta, in una città che conserva la luce in tasca per i momenti più bui, la delusione ha superato ogni possibile credito di fiducia. Le cose, a un certo punto, avevano preso un verso che nessuno poteva immaginare. E certo che ogni volta che pare essere lì per lì per incanalare il sentiero giusto, si sconza tutto di nuovo.

La strada verso quello che dovrà essere il nuovo corso del Catania resta, vista da fuori, frastagliata. Una strada dai ciottoli dalla forma amletica, semmai possano essere assunti ad una forma.

Eppure (è un controsenso persino pensarlo) non può essere il tempo di scoramenti collettivi. Di cassandre desiderose di spiegarci che la storia andrà a finire male. Quelli del volere a tutti i costi lasciare uno sfregio sulla guancia della gioia.

Perché il calcio è ancora una cosa seria, a maggior ragione in lande che non brillano per sostanza e ricchezza dove (sempre il calcio) resta l’appiglio per rivendicare il proprio orgoglio e la propria appartenenza. Ma adesso la palla passa a mister Ross Pelligra. Non ci sono scadenze da rispettare o bonifici da effettuare. È doveroso parlare alla città.


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