PALERMO – Si aggiungono altre sette testimonianze a quelle già raccolte in Lombardia, nei confronti di Osman Matammud, 22enne somalo che avrebbe gestito in Libia un campo per i migranti. Matammud, definito un “sadico” dagli stessi inquirenti che hanno a lungo ascoltato le decine di vittime, avrebbe agito con estrema violenza nel centro di raccolta di connazionali che sognavano di raggiungere l’Europa: arrestato a settembre dello scorso anno dalla polizia locale a Milano, dovrà rispondere di quattro omicidi, violenze sessuali su decine di donne e sequestro di persona. Si trova rinchiuso del carcere di San Vittore.
Un vero e proprio lager quello descritto da uomini, donne e ragazzi. Sette di loro, tutti minorenni, sono stati rintracciati in Sicilia, soprattutto tra Palermo e Trapani, dalla sezione specializzata di polizia giudiziaria della municipale, in servizio presso la Procura dei Minori. Le indagini partite dal capoluogo lombardo, si sono infatti estese alle regioni in cui i piccoli migranti risiedono attualmente. L’epilogo di un viaggio cominciato con l’orrore, lo stesso che tre di loro hanno già raccontato in sede di incidente probatorio. Violenze terribili, stupri, minacce. Ed anche omicidi, visti coi loro occhi.
Una decina di migranti, tra cui due ragazze minorenni violentate, hanno permesso il suo arresto a settembre, dopo aver riconosciuto il 22enne a Milano, vicino alla stazione centrale. Poi Matammud – che si faceva chiamare dai conanzionali “Ismail” – aveva rischiato il linciaggio in un centro di accoglienza, dove aveva tentato di mischiarsi tra gli altri profughi. Da quel giorno, nonostante lui abbia respinto ogni accusa di fronte al gip, le testimonianze ai suoi danni si sono moltiplicate. Quello che dalle vittime viene definito come un “campo di concentramento”, avrebbe fatto da sfondo a violenze disumane e ricatti atroci per ottenere migliaia di euro in cambio del viaggio della speranza.
Un minorenne rintracciato a Palermo ha parlato dell’omicidio di una donna, di ragazze rinchiuse nella “camera degli orrori” e violentate. Il 22enne avrebbe chiesto settemila dollari a testa per il viaggio fino in Europa – dalla Somalia all’Etiopia poi in Sudan e in Libia fino in Italia -. I migranti sarebbero stati rinchiusi in un capannone sorvegliato da guardie armate e sottoposti a violenze terribili con lo scopo di fare arrivare il prima possibile tutti i soldi. I sette minorenni hanno inoltre confermato che la permanenza nel campo delle torture poteva durare anche otto mesi: era quell’arco di tempo a segnare il confine tra la vita e la morte. Se non pagavano, venivano uccisi.