Buda, le richieste del Pg| A febbraio la sentenza d’appello - Live Sicilia

Buda, le richieste del Pg| A febbraio la sentenza d’appello

Dopo le richieste di pena del sostituto Pg Concetta Maria Ledda, proseguono le discussioni della difesa. Sei gli imputati per l’omicidio del pastore di Calatabiano.

L'omicidio del pastore
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CATANIA. Riduzione di pena per tutti i sei imputati alla sbarra per l’omicidio doloso del pastore di Calatabiano Salvatore Buda e per rapina aggravata, sequestro di persona, violenza e minaccia in concorso. Dopo le durissime condanne del gup Laura Benanti, complessivamente sono 83 gli anni di reclusione comminati in primo grado, il sostituto procuratore generale Concetta Maria Ledda ha formulato, davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Catania, presieduta dal giudice Salvatore Costa, richieste meno dure. Per Salvatore Musumeci, esecutore materiale del delitto, condannato in primo grado a 17 anni e 2 mesi, il pg ha chiesto 15 anni e 10 mesi. Otto mesi in meno, 15 anni e 2 mesi, per Alfio Nucifora, anch’egli condannato dal gup a 17 anni e 2 mesi. Per entrambi il procuratore generale ha chiesto l’esclusione dell’aumento della pena previsto per la recidiva, come da recente pronuncia della Corte Costituzionale, che ha dichiarato incostituzionale l’obbligatorietà della sua applicazione. Chiesta l’assoluzione per il reato di detenzione di arma contestato a Francesco Cavallaro, condannato in primo grado a 15 anni. Sarebbe l’unico, stando al racconto dei testimoni, a non essere giunto armato in Contrada Felicetto. Considerata anche per lui l’esclusione della recidiva, il pg ha chiesto complessivamente una condanna a 10 anni e 4 mesi. Per Francesco Grasso, invece, il procuratore generale ha chiesto l’assoluzione dall’omicidio e dal sequestro di persona. Le testimonianze sarebbero tutte convergenti. L’imputato, condannato in primo grado a 10 anni e 8 mesi, sarebbe andato via dai luoghi prima dello sparo e del successivo sequestro di persona dei testimoni. Chiesti per questo motivo 3 anni e 8 mesi. Una condanna a 10 anni e 6 mesi è stata formulata per Giovanni Torrisi. Il gup lo aveva condannato a 11 e 4 mesi. Infine chiesta una condanna a 10 anni e 8 mesi di reclusione per Mariano Nucifora, proprietario dei capi di bestiame il cui furto avrebbero scatenato, secondo l’accusa, la spedizione punitiva sfociata nel sangue. L’uomo è stato condannato in primo grado a 12 anni.

LE DIFESE. Nessuna spedizione sarebbe stata organizzata, la sera precedente al delitto, per punire Salvatore Buda. Su questo dato converge la linea del collegio difensivo. Nessuno aveva intenzione di uccidere, il colpo esploso sarebbe partito accidentalmente. Per Marisa Ventura e Salvatore Caruso, difensori di fiducia di Alfio Nucifora, in carcere dal luglio del 2013, nessun dolo può essere attribuito al proprio assistito, disarmato al momento dello sparo. Nucifora, secondo i legali, avrebbe intenzionalmente posato il fucile, nonostante Buda fosse un soggetto pericoloso, per evitare qualsiasi problema. Dalla reazione di tutti i soggetti presenti si evincerebbe chiaramente come non vi fosse alcuna intenzione di uccidere. Lo dimostrerebbero ancora più chiaramente il mancato occultamento del cadavere e la confessione di Salvatore Musumeci, esecutore materiale. Chiesta per questi motivi l’assoluzione.

Stessa richiesta formulata dal difensore di fiducia di Francesco Cavallaro, Enzo Iofrida. Il legale, nel corso della propria arringa, sottolinea come l’accusa abbia voluto rendere più grave una situazione già di per sé tragica. Per il difensore, le tracce di brunite rinvenute sulle mani della vittima renderebbero credibile la colluttazione raccontata da Salvatore Musumeci. L’incidente escluderebbe, sempre secondo Iofrida, il concorso nell’omicidio di Cavallaro. Mancherebbero anche i presupposti essenziali perché si possa parlare anche di rapina e sequestro.

Chiesta l’assoluzione da tutti i reati contestati anche per Francesco Grasso. Per i difensori di fiducia Ernesto Pino e Marisa Ventura nessuna responsabilità può essere attribuita al proprio assistito, dal momento che non era presente. Grasso, infatti, come evidenziato anche dal sostituto procuratore generale, si sarebbe allontanato dai luoghi prima dell’arrivo di Buda. E’ escluso, quindi, secondo i legali, il dolo eventuale che presuppone invece la prevedibilità di ciò che accade. Quando Grasso si allontana, non solo Buda non è presente, ma addirittura i protagonisti, sottolineano i difensori, hanno la certezza che non sarebbe mai venuto. Il 26 febbraio si concluderanno le arringhe.


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