Omicidio Buda, regge accusa |Assoluzione per Grasso - Live Sicilia

Omicidio Buda, regge accusa |Assoluzione per Grasso

La Corte d’Assise d’Appello ha deciso dopo oltre sei ore di camera di consiglio.

il processo d'appello
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CATANIA. Hanno sostanzialmente accolto le richieste del sostituto procuratore generale Concetta Maria Ledda i giudici della prima sezione Corte Assise d’Appello di Catania, presieduta da Salvatore Costa, che, al termine di oltre sei ore di camera di consiglio, hanno formulato la sentenza per i sei imputati alla sbarra per l’omicidio del pastore di Calatabiano Salvatore Buda. Per effetto dell’esclusione della recidiva sono state rideterminate tutte le pene inflitte in primo grado. Salvatore Musumeci, esecutore materiale del delitto, è stato condannato a 15 anni e 6 mesi. Dovrà scontarne due in meno Alfio Nucifora, condannato a 15 anni e 4 mesi. Pene più lievi per Mariano Nucifora, condannato a 10 anni e 6 mesi, Giovanni Torrisi a 10 anni e 4 mesi e Francesco Cavallaro a 10 anni e 2 mesi. Assolto, invece, dalle accuse di omicidio e sequestro di persona Francesco Grasso, condannato per tentata rapina aggravata e porto illegale di fucile alla pena di 3 anni. Quest’ultimo, che a questo punto ha già scontato quasi tutta la pena, a breve tornerà in libertà.

LE REAZIONI. “Siamo lieti che sia stata accolta la tesi che abbiamo portato avanti – dichiara soddisfatto Ernesto Pino, legale di Francesco Grasso – E cioè dell’estraneità del nostro assistito, che da tempo era uscito fuori dalla scena”. Diverso lo stato d’animo di Maria Elisa Ventura. “Per Francesco Grasso posso dirmi soddisfatta perché si tratta del giusto esito, soprattutto a fronte di quello che era stato il primo grado – dice il legale – Per quanto riguarda Alfio Nucifora, invece, trovo assolutamente ingiusta ed ingiustificata l’equiparazione della sua posizione a quella di Musumeci, che materialmente ha esploso il colpo in una situazione che, è stato chiaro sin da subito, non era stata dettata da quell’intento”. Scontato, per quest’ultima posizione, il ricorso in Cassazione. Il legale Enzo Iofrida si sofferma anche sulla durata della camera di consiglio. “Rimandiamo ogni valutazione alla lettura delle motivazioni – dichiara il legale – Certo una lunghissima camera di consiglio mi fa pensare che non sia stata una decisione presa semplicemente. Appare come una sentenza di compromesso. Probabilmente le intenzioni di alcuni componenti della giuria propendevano per le tesi difensive dell’assenza del dolo. Per il resto – conclude Enzo Iofrida – ho avuto il massimo di sconto, un terzo di pena, per Francesco Cavallaro, per il quale ho discusso, anche se oggi non sono più il difensore, e poi ho ottenuto due anni di riduzione per Salvatore Musumeci”. E c’è amarezza nelle parole di Claudio Grassi, difensore di fiducia di Giovanni Torrisi. “Non ci accontentiamo dello sconto di pena – dichiara il legale – Il fatto che la Corte abbia ritardato la decisione ci lascia pensare che il dolo eventuale abbia dato da discutere ai giudici popolari. Siamo amareggiati. Attendiamo le motivazioni per ricorrere in Cassazione. D’altronde tutta la giurisprudenza è a nostro favore”.

L’INCHIESTA. E’ il 17 luglio del 2013 quando i carabinieri della Compagnia di Giarre eseguono cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip su richiesta del sostituto procuratore di Catania Alessandro Sorrentino. I cinque indagati, Alfio Nucifora, Francesco Cavallaro, Mariano Nucifora, Francesco Grasso e Giovanni Torrisi, sono accusati dell’omicidio del pastore di Calatabiano Salvatore Buda, ucciso sei mesi prima nelle campagne di Contrada Felicetto. La sera dell’omicidio, il 23 gennaio, si era costituito ai carabinieri Salvatore Musumeci, che aveva raccontato di una lite con la vittima, conclusasi in un tragico incidente. Ma la versione non aveva convinto gli inquirenti. Pesantissime le condanne inflitte in primo grado dal gup Laura Benanti. Salvatore Musumeci e Alfio Nucifora vengono condannati a 17 anni e 2 mesi di reclusione. Francesco Cavallaro e Mariano Nucifora rispettivamente a 15 e 12 anni. Infine vengono inflitti 11 anni e 4 mesi a Giovanni Torrisi e 10 anni e 8 mesi a Francesco Grasso.

 

 

 

 


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