ADRANO – Non ha avuto nemmeno il tempo di salire in macchina. Maurizio Maccarrone è stato ucciso sotto casa. I colpi del suo assassino lo hanno raggiunto appena ha svoltato l’angolo da via Cassarà verso via Carlo Alberto Dalla Chiesa, stava prendendo la sua automobile per andare al lavoro.
I carabinieri e la polizia lo hanno trovato sull’asfalto: il corpo adagiato sul suo stesso sangue. A pochi metri, pochissimi, una piccola busta di carta contenente il suo camice bianco: la divisa da lavoro. Maccarrone lavorava in una struttura sanitaria.
Fino alle 9 di questa mattina il corpo era ancora lì coperto da un lenzuolo bianco. Vicino al cadavere un paio di ciabatte. Attorno a lui i segni della scientifica che evidenziavano le tracce e i reperti da analizzare. Sono i pezzi del mosaico che dovrebbero servire a ricostruire la dinamica esatta dell’agguato. Direzione dei proiettili e soprattutto capire quante persone hanno agito.
Dal numero di colpi, a sparare molto probabilmente è stato uno solo. Mira precisa: una pallotola (almeno) ha raggiunto la testa di Maccarrone. Lo ha atteso sotto casa e poi ha fatto fuoco. Un professionista accompagnato presumibilmente da uno o più complici che lo hanno atteso per la fuga e dovevano fungere da palo per segnalare eventuali imprevisti.
Guardando la scena del crimine emerge che questa è stata un’eliminazione pensata e pianificata. In quella via, quella dedicata al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ammazzato dalla mafia, si saranno svolti anche i sopralluoghi degli assassini. Chissà, forse, Maccarrone e chi pianificava di ucciderlo si sono anche incontrati. Lì sotto casa, mentre lui rientrava o usciva per andare al lavoro, come questa mattina. L’ultima mattina per Maurizio Maccarrone.
