Servizi segreti, droga e amicizie| La scalata al potere di Nangano - Live Sicilia

Servizi segreti, droga e amicizie| La scalata al potere di Nangano

Francesco Nangano, freddato sabato in via Messina Marine a Palermo

Francesco Nangano era in rotta con i vertici del clan di Brancaccio. La notizia era stata raccolta dai servizi segreti. Gli affari con la droga e i contatti con i mandamenti di Pagliarelli, San Lorenzo e Porta Nuova: ecco chi era l'uomo freddato in via Messina Marine a Palermo.

PALERMO – La notizia era stata raccolta dai servizi segreti. Francesco Nangano era in rotta con i vertici del clan di Brancaccio. Adesso gli investigatori sono al lavoro per scoprire se si sia trattato di una macabra coincidenza oppure se la sua condanna a morte fosse scritta da tempo. È la rivelazione di una fonte confidenziale ad aprire una pista investigativa per l’omicidio di sabato sera in via Messina Marine. Si parlava di contrasti con Nino Sacco. Sacco è in carcere da un anno e mezzo. La sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile lo piazza nel triunvirato – Nino Sacco, Giuseppe Faraone e Cesare Lupo – alle dipendenze di Giuseppe Arduino che gestiva il clan sotto l’egida dei fratelli Graviano. Detenuti al 41 bis, ma signori incontrastati di una grossa fetta della periferia di Palermo.

Di più non trapela. Si delinea, però, l’attuale ruolo della vittima all’interno di Cosa nostra. Nonostante due assoluzione dalle accuse di mafia e omicidio, Nangano avrebbe fatto parte della fitta schiera di uomini a disposizione del clan di Brancaccio. A disposizione, ma con una grande voglia di emergere che avrebbe pagato a caro prezzo. Arroganza e ostentazione del potere erano caratteristiche di un personaggio che poteva contare su amicizie importanti. Le indagini degli ultimi anni lo vogliono vicino ad esponenti mafiosi dei mandamenti di San Lorenzo, Pagliarelli e Porta Nuova. Sono stati registrati pure contatti con l’entourage degli uomini a disposizione di Gianni Nicchi. In particolare, Nangano si muoveva nella zona del popolare mercato di Ballarò dove operano personaggi che hanno garantito la latitanza dell’astro nascente della mafia palermitana.

Gli interessi recenti di Nangano si sarebbero concentrati nella droga. Da qui la giustificazione del suo tenore di vita. Troppo elevato per un piccolo commerciante di macchine. Quando i killer lo hanno freddato se ne andava in giro a fare la spesa in via Messina Marine con quattro banconote da cinquecento euro in tasca.

Arrogante, ma anche malato di mafia. Così lo descrive chi lo conosceva bene. Probabilmente aveva deciso di farsi largo al vertice del clan di Brancaccio decimato dagli arresti, facendo leva sulle amicizie su cui poteva contare in altri mandamenti. Amicizie che non gli sono servite ad evitare la morte. Decisa ed eseguita da alcuni professionisti nel quartiere di appartenenza per dare un segnale. La polizia ha azzerato i nuovi vertici del clan ma gli equilibri restano consolidati. Più che l’inizio di una faida, sembrerebbe essersi trattato di un’esecuzione per sbarazzarsi di un personaggio che minava la graniticità del blocco mafioso alle dipendenze dei fratelli Graviano.

Guerra o non guerra, c’è una certezza inquietante: ci sono ancora in giro dei killer pronti a fare valere le ragioni di chi comanda nel modo più violento. La polizia scientifica ha acquisito e sta analizzando i fotogrammi delle videocamere di una tabaccheria per capire se siano stati inquadrati i due killer che hanno agito in sella ad uno scooter con il volto coperto da caschi integrali. Qualche particolare sarebbe rimasto impresso nei nastri. I killer hanno affiancato la macchina della vittima e hanno esploso sei colpi di pistola calibro 9. Cinque hanno raggiunto Nangano. Dalla prima analisi delle immagini non emergerebbe nulla di utile alle indagini.

È stato l’atto finale preceduto da alcuni avvertimenti. Per ultimo, l’anno scorso, l’incendio che danneggiò le macchine nella concessionaria di via Messina Marine. Nangano, però, non aveva recepito il messaggio. Non si era fermato. E aveva continuato la sua scalata che tanto fastidio aveva già provocato. I servizi segreti avevano raccolto la notizia: Nangano era in rotta con i vertici del clan.


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