PACE DEL MELA (MESSINA) – Emergono dettagli inquietanti sull’omicidio di Angelo Pirri, il 42enne originario di Barcellona Pozzo di Gotto il cui corpo è stato ritrovato nel pomeriggio di venerdì scorso in un terreno isolato lungo via Nazionale, a Giammoro, nei pressi dell’autostrada Messina-Palermo.
L’autopsia sul corpo di Angelo Pirri
L’autopsia, eseguita dal medico legale Giovanni Andò presso l’obitorio dell’ospedale Papardo, ha confermato la pista seguita fin dalle prime ore dagli investigatori: Pirri è stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca, sparato a bruciapelo, in un’esecuzione tanto rapida quanto brutale.
Le ipotesi sulla morte
Accanto al corpo è stato ritrovato un bossolo calibro 7,65. L’analisi medico-legale colloca la morte a circa due o tre giorni prima del ritrovamento, avvenuto in un’area appartata ma non completamente isolata. In un primo momento, le condizioni del cadavere avevano fatto ipotizzare un’aggressione con oggetti contundenti, ma l’autopsia ha fugato ogni dubbio: a stroncare la vita dell’uomo è stato un colpo d’arma da fuoco alla testa.
Ma non è tutto. Sul volto dell’uomo sono state riscontrate gravi tumefazioni, segni compatibili con un violento pestaggio subito poco prima della morte. Un’aggressione premeditata e spietata, culminata in una vera e propria esecuzione.
Le indagini
Gli inquirenti, che mantengono il massimo riserbo, stanno ora lavorando per ricostruire le ultime ore di vita della vittima. Diverse persone vicine a Pirri sono già state ascoltate dagli investigatori, nella speranza che emergano dettagli utili a delineare dinamiche, contesto e movente del delitto. Tra le ipotesi, si fa strada quella di un possibile chiarimento degenerato, ma nessuna pista è esclusa: si indaga anche su eventuali collegamenti con ambienti criminali o personali.
Nel frattempo, i familiari di Angelo Pirri, devastati dal dolore per la tragica perdita, hanno affidato la loro rappresentanza agli avvocati Filippo Barbera e Fabio Marchetta, confermando attraverso di loro la piena e incondizionata collaborazione con magistratura e forze dell’ordine.
“Fiducia nel lavoro della Procura”
“In un momento tanto difficile, segnato anche da speculazioni e commenti incontrollati che si stanno moltiplicando sui social – le parole dei legali – la famiglia chiede rispetto, silenzio e verità. Confidiamo pienamente nel lavoro della Procura e degli investigatori per fare luce su un fatto così grave che ha distrutto una famiglia e scosso l’intera comunità”.

