L’orrore dell’agguato alle spalle: il poliziotto resta in carcere - Live Sicilia

L’orrore dell’agguato alle spalle: il poliziotto resta in carcere

L'omicidio a Raffadali, arresto convalidato per Gaetano Rampello

Arresto convalidato e custodia cautelare in carcere. Lo ha disposto il gip del tribunale di Agrigento Micaela Raimondo nei confronti di Gaetano Rampello, 57enne assistente capo della polizia di Stato che lo scorso 1 febbraio ha ucciso con 14 colpi di pistola il figlio Gabriele nella centralissima piazza Progresso di Raffadali, nell’Agrigentino. L’uomo è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’aver agito contro un discendente. Si arriva, dunque, ad un primo importante step giudiziario sul cruento fatto di sangue che ha sconvolto l’intera comunità dell’agrigentino. Il giudice ha di fatto accolto interamente la richiesta del sostituto procuratore Chiara Bisso sposando anche la tesi della premeditazione e ritenendo in parte contraddittoria la confessione dell’indagato: “Non appare credibile quanto riferito in ordine all’estemporaneità del gesto omicidio – scrive il gip nel provvedimento – militando in senso contrario plurimi elementi che si pongono in posizione di convergenza e consentono di escludere che l’uomo abbia agito d’impeto, colto dall’ira nel corso dell’ennesima violenta discussione avuta con il figlio affetto da disturbi psichiatrici”.

Perché si esclude lo scatto d’ira

Per il giudice ci sono elementi che escluderebbero lo scatto d’ira e che, invece, depongono nel senso della fermezza della risoluzione criminosa. L’arma, contrariamente a quanto riferito da Rampello, era pronta all’uso e dal video non emerge il tipico movimento della messa del colpo in canna. L’uomo, pur potendo fare una ricarica postepay ed evitare dunque qualsiasi contatto con il figlio che lo aveva minacciato più volte, ha optato per una consegna diretta del denaro e si è presentato all’appuntamento. Dalle immagini estrapolate dalle telecamere che insistono nella zona non emerge che la vittima abbia posto in essere azioni violente nei confronti del padre ma – al contrario – si nota che quest’ultimo esplode il primo colpo mentre il figlio è girato di spalle estraendo una pistola occultata nelle fasi iniziali dell’incontro.

Il difficile quadro familiare

Il giudice sottolinea poi un quadro familiare difficile. “Sebbene non possa escludersi che l’indagato sia stato vittima di comportamenti minacciosi del figlio – scrive il gip – non risulta che l’uomo abbia sporto in tempi particolarmente recenti denunce per aggressioni fisiche.” Al contrario, invece, il figlio aveva riferito in una perizia che il padre aveva posto in essere condotte maltrattanti nei suoi confronti e nei confronti della madre. Circostanza, questa, che peraltro trova riscontro in alcune denunce effettuate dall’ex moglie. Rampello, dunque, resta in carcere. La difesa aveva chiesto l’applicazione degli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico. Per il tribunale, invece, sussistono le esigenze cautelari di una custodia in quanto emerge una personalità “negativa e comunque incline alla violenza” dell’indagato. Il prossimo passo della difesa, rappresentata dall’avvocato Daniela Posante, sarà il ricorso al tribunale della Libertà. Intanto questo pomeriggio verrà conferito l’incarico al medico legale Alberto Alongi per svolgere l’esame autoptico. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA


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