Sarchiè, il turno della difesa |Chiesta l'assoluzione per il figlio - Live Sicilia

Sarchiè, il turno della difesa |Chiesta l’assoluzione per il figlio

Nuovo capitolo del processo sull'omicidio dell'ambulante marchigiano. Potrebbe arrivare il 13 gennaio la sentenza. I legali dei Farina hanno chiesto per il padre "il minimo della pena prevista".

Due catanesi alla sbarra
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CATANIA – La verità processuale per Pietro Sarchiè, l’ambulante di prodotti ittici ucciso, seppellito e poi bruciato il 18 giugno scorso a San Severino Marche, potrebbe arrivare il prossimo 13 gennaio. Questa la data fissata dal Gup Chiara Minerva per il verdetto che chiuderà il processo di primo grado che vede alla sbarra i due catanesi, padre e figlio, Giuseppe e Salvatore Farina.

Ieri è stato il turno della difesa: gli avvocati Mauro Riccio e Marco Massei hanno smantellato pezzo per pezzo il compendio probatorio dell’accusa. I due difensori hanno contestato la “validità probatoria” dei controlli incrociati degli agganci alle celle telefoniche nelle zone dove è stato seppellito il corpo di Sarchiè: il raggio territoriale sarebbe  – a dire dei legali – troppo ampio per essere attendibili. Nessun delitto premeditato: la prova emergerebbe dal fatto che i loro assistiti erano a volto scoperto. Se davvero fosse stato un omicidio pianificato, allora si tratterebbe di un “tentativo maldestro” – hanno detto alla Giudice. Testimonianze poco credibili e intercettazioni male interpretate dagli investigatori: questi due sono alcuni degli elementi del monte accusatorio contestati nell’arringa dei difensori. Alla fine per gli avvocati Riccio e Massei mettono in dubbio anche i risultati dell’autopsia in merito ai colpi mortali, per i due legali non sarebbero 7 ma solo 2, al massimo 3. L’ambulante è stato raggiunto alla spalla sinistra e alla testa.

Al termine dell’arringa i difensori hanno chiesto al Gup la condanna per Giuseppe Farina al minino della pena prevista per omicidio e l’assoluzione per il figlio Salvatore.  Richieste che hanno lasciato di stucco i familiari della vittima che dal primo giorno lottano per ottenere giustizia. La figlia Jennifer: “Noi chiediamo la massima pena prevista per tutti e due”. L’accusa ha chiesto al Gup l’ergastolo per il padre e venti anni di carcere per il giovane. Il 13 gennaio l’udienza si aprirà con le repliche dei pm. Solo in quella data si saprà se il Giudice deciderà di ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza o di rinviare il processo a una nuova data per la decisione.

 

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