CATANIA – La Corte d’appello di Catania ha chiuso il processo per l’omicidio di Simona Floridia, la 17enne sparita nel nulla nel 1992 a Caltagirone. Stop ai sopralluoghi. No a ogni esperimento giudiziale. Niente più testimoni né nuove perizie. Il 10 dicembre la Corte darà la parola all’avvocato generale Angelo Busacca, per la requisitoria.
Simona il 16 settembre 1992 diede un abbraccio alle sue amiche e disse che stava tornando a casa. A casa però, purtroppo, non arrivò mai. La trasmissione Rai Chi l’ha visto? ne ha parlato spesso. Da quel momento non si seppe più nulla. Il giallo è finito al centro delle cronache, soprattutto in quegli anni, poi cadde nel silenzio. Questo fin quando, dopo un quarto di secolo, l’inchiesta fu riaperta perché fu indagato un amico di Simona, Andrea Bellia, suo coetaneo.
La sentenza di primo grado e l’appello
In primo grado la Corte d’assise di Catania ha condannato Bellia a 21 anni di reclusione. La Corte d’appello però ha riaperto l’istruttoria. In aula sono stati sentiti anche dei giornalisti della trasmissione di Mediaset “Le Iene”. Un’inchiesta li ha infatti portati a sollevare dei dubbi sulla testimonianza che inchioderebbe Bellia.
Poi la richiesta del difensore di Bellia, il penalista Pilar Castiglia: tornare sul luogo del delitto. La Corte, ha chiesto la legale, si sposti nel monte San Giorgio, dove Simona sarebbe stata uccisa. Per l’accusa Bellia sarebbe andato lassù assieme a lei con un ciclomotore. Cosa che per la difesa sarebbe impossibile, date le condizioni della montagna.
La richiesta della difesa
L’esperimento sarebbe consistito proprio in questo. E poi vi era stata un’altra richiesta della difesa: provare nuovamente a cercare il corpo di Simona, visto che si sostiene che proprio lì, dal monte, fu fatto scivolare. In aula anche la parte civile era intervenuta chiedendo di non accogliere questa richiesta, giacchè all’epoca questo controllo sarebbe stato già fatto.
Il processo si celebra proprio su ricorso dell’avvocato di Bellia. Bellia si professa innocente, non è mai stato arrestato ed è imputato a piede libero. Ha sempre respinto le accuse. In primo grado, come detto, i giudici lo hanno ritenuto responsabile dell’omicidio di Simona.
La testimonianza
Su di lui pesa, come detto, la testimonianza di un suo amico dell’epoca. Testimonianza che la difesa reputa del tutto inattendibile. La famiglia di Simona, si ricorda, è parte civile al processo assistita dall’avvocato Giuseppe Fiorito.
L’accusa in secondo grado è sostenuta dalla Procura generale di Catania. Le udienze dovrebbero svolgersi il 14 gennaio e il 9 febbraio. Quest’ultimo giorno, dopo l’arringa del difensore, la Corte potrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza.

