Duplice omicidio di Villagrazia | Nuovo video sulla mattina di sangue - Live Sicilia

Duplice omicidio di Villagrazia | Nuovo video sulla mattina di sangue

Un frame del nuovo video

Una telecamera ha seguito gli spostamenti dei protagonisti della mattinata del 3 marzo scorso.

PALERMO – C’è un secondo video, finora rimasto top secret, che serve a comporre il puzzle della folle mattinata di Villagrazia, culminata il 3 marzo scorso con il duplice omicidio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela.

Si tratta del video di una telecamera che non ha inquadrato il luogo del delitto, ma ha seguito i protagonisti nella fase appena precedente. E cioè quella in cui vittima e carnefici si sarebbero incrociati prima di raggiungere via Falsomiele, dove è esplosa la pioggia di fuoco. Un video che, dunque, potrebbe diventare decisivo per capire se i coniugi Carlo Gregoli e Adele Velardo, arrestati per l’omicidio, avessero un appuntamento con le vittime. Oppure era loro abitudine uscire di casa armati e la follia omicida si è scatenata incrociando casualmente Bontà e Gregoli.

Gli agenti della Squadra Mobile, coordinati da Rodolfo Ruperti, propendono per la prima tesi. Si erano dati appuntamento per controllare i contatori dell’acqua, piazzati a pochi metri dal luogo del delitto. Bontà era convinto che i Gregoli si fossero allacciati abusivamente alla sua condotta, circostanza smentita dagli accertamenti. Sarebbe stato l’ultimo di una serie di episodi che, per ragioni ancora ignote, era carico di tensioni.

È stato un super testimone ad inguaiare Gregoli e Velardo. Il suo racconto e le immagini della prima telecamera hanno ricostruito la sequenza dell’orrore, divenuta l’ossatura del provvedimento di arresto firmato dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Claudio Camilleri e Sergio Demontis.

Sono le 9.38 del 3 marzo scorso. I coniugi escono di casa, si allontanano a bordo di una Toyota Land Cruiser e imboccano la via Falsomiele. Alle 9.41 la Fiat 500 L con a bordo Bontà e Vela transita nella stessa strada, ma nel senso opposto di marcia. Una manciata di secondi dopo, ecco spuntare di nuovo la Toyota. Stavolta segue a ruota la Fiat. Poi, entrambe le auto escono dall’inquadratura. Un minuto e 43 secondi dopo riappare la Toyota. Si muove in retromarcia, fino a imboccare la stradina che li conduce alla loro abitazione. È in quel minuto e 23 secondi rimasti fuori dall’inquadratura che le vittime vengono crivellati di colpi.

Alle 9.42 la telecamera inquadra l’arrivo di un’altra auto che accosta all’improvviso. Quaranta secondi dopo fa inversione di marcia e si allontana. A bordo c’è il supertestimone che, rintracciato dai poliziotti, racconterà la scena che la telecamera non è riuscita a filmare: “Dentro la vettura sentivo i colpi di arma da fuoco… c’era una auto tipo Suv parcheggiata… un uomo che proveniva dal fuoristrada impugnava una pistola all’indirizzo di un uomo che gli stava di fronte… l’uomo cadeva a terra e quello armato sparava altri colpi… effettuavo la manovra di retromarcia e notavo dallo specchietto retrovisore che l’uomo con la pistola guardava ancora la vittima che giaceva al suolo…”.  La descrizione fisica e dei vestiti indossati dal killer corrisponde a quella di Gregoli, geometra del Comune.

Il nuovo video, che ha un orario diverso – anche su questa circostanza gli inquirenti avrebbero una spiegazione – servirebbe anche a valutare il racconto dei coniugi che negano di avere ucciso Bontà e Vela. La moglie ha riferito di essere tornati indietro perché aveva avvertito un malore. In realtà la macchina non è andata subito verso casa, ma prima ha raggiunto il luogo del delitto e poi ha fatto marcia indietro. L’uomo, così si difendono, aveva sbagliato strada.

Nei prossimi giorni arriveranno gli esiti degli accertamenti biologici. Una delle pistole che ha ucciso era in casa dei coniugi. Si tratta di un modello Tanfoglio Stock 2, calibro 9 semiautomatica, usata per le gare di tiro dinamico, disciplina praticata da Gregoli e dalla moglie Velardo. Se i colpi sono partiti da quella pistola, potrebbe avere fatto fuoco solo l’uomo. Il gabinetto di polizia scientifica sta analizzando i guanti trovati nella macchina dei coniugi, le tracce organiche lasciate sui proiettili nel momento in cui è stata caricata l’arma e quelle ematiche dentro il Suv dei coniugi. Potrebbe essere il sangue delle vittime.

Marito e moglie, intanto, restano in silenzio. Le loro mosse e quelle del legale, l’avvocato Aldo Caruso, dipendono dall’esito degli accertamenti.


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