Il prete che vinse la mafia senza i professionisti dell'antimafia - Live Sicilia

Il prete che vinse la mafia senza i professionisti dell’antimafia

La memoria di un uomo che cambiò Palermo.
SEMAFORO RUSSO
di
2 min di lettura

Il 15 settembre 1993, trent’anni fa, a Palermo, nel quartiere Brancaccio dove era nato, veniva trucidato con un colpo alla nuca un prete. Lo conoscevo. Un prete piccolino di statura ed esile fisicamente, sconosciuto, non considerato dai grandi mezzi di comunicazione, non frequentava salotti televisivi o talk show, non aveva distintivi al petto, non riceveva inchini e riverenze da politici e da gente che contava.

Quello che la mafia teme

Eppure, quel sacerdote impegnato in una profonda e mortificata parte della città, disarmato, o meglio, armato soltanto di fede e carità, provocava paura e rancore. Quel prete di frontiera, umile, compassionevole, un don Bosco moderno in mezzo a giovani disorientati, dimenticati dalle istituzioni e preda di malavitosi e sanguinari criminali, se l’aspettava, così poi raccontò il suo assassino. Lui sapeva che il vero pericolo per la mafia non era rappresentato dalle marce, dalle catene umane, dai professionisti dell’antimafia, no, sapeva che la mafia temeva l’azione quotidiana e silenziosa tra i giovani perché fossero liberi dentro, perché capissero la differenza tra il bene e il male, perché fossero responsabili del proprio destino e del destino del mondo in cui vivono.

L’amore per i giovani

Un prete che amava i “suoi” giovani, soprattutto i più lontani, i più difficili e riottosi. Per i mafiosi ciò era insopportabile, un tormento. Significava perdere progressivamente potere presso i ragazzi e facile manovalanza. Andava eliminato, forse hanno pensato che il clamore sarebbe durato poco, in fondo a chi interessava la morte di un pretino di periferia. All’inizio, addirittura, hanno tentato di inscenare una rapina finita male, o peggio, di insinuare il dubbio su una storia di donne. Avevano fatto male i loro calcoli, anche chi sparò aveva fatto male i suoi calcoli, non poteva immaginare che il prete gli sorridesse e gli dicesse: “Me l’aspettavo”.

Il sorriso indimenticabile

Parole e sorriso che non dimenticherà mai, dicono che abbiano cambiato la sua vita, dicono che l’abbiano convertito. Il prete ammazzato da Cosa Nostra per paura è stato proclamato Beato dalla Chiesa e il suo assassinio giudicato un martirio in quanto compiuto “in odium fidei”, in odio alla fede. Il suo insegnamento si può riassumere in una frase che usava spesso per orientare le coscienze, di credenti o meno, verso una solidarietà operosa e non soltanto verbale: “Se ognuno fa qualcosa si può fare molto”. Già, se ognuno di noi facesse ogni giorno qualcosa…Ah!, quasi dimenticavo, quel prete si chiamava don Pino Puglisi.

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