PALERMO- Cresce il focolaio dei detenuti positivi al Covid al ‘Pagliarelli’: sono cinquantacinque, al secondo tampone. Tra otto giorni verrà somministrato un terzo. I già positivi sono stati sottoposti al molecolare, i negativi al test rapido antigenico e al molecolare, successivamente, in caso di positività: lo screening riguarda tutti. Alcuni si sono negativizzati, ma ci sono altri casi di contagio. Il Covid, in una comunità ristretta come un istituto penitenziario, presenta, oltre alla straordinaria angoscia della normalità, qualche motivo di tensione in più.
L’Usca e la protesta
C’è chi, per esempio, avrebbe rifiutato la visita del medico dell’Usca che è dedicata proprio al Pagliarelli. Appunto, le ulteriori complicazioni che una pandemia comporta in carcere non spingono alla serenità degli animi. Si avverte una palpabile tensione che riguarda sia il personale sia i detenuti, sono i sintomi del logorio, amplificato dal contesto.
Personale positivo
C’era già stato un piccolo cluster, tra il personale, nei mesi scorsi. Ora, ci sono quattro positivi. Ed è un altro dato da tenere sott’occhio, anche se l’origine del contagio dovrebbe essere esterno al carcere. La buona notizia è che non ci sarebbero quadri clinici pesanti, in generale. Tra chi lavora è in corso la campagna di adesione volontaria al vaccino. Finora hanno risposto sì più di cinquecento, su una platea di circa settecento.
“Vacciniamo i detenuti”
Sulla questione sono intervenuti, nei giorni scorsi, Rita Barbera, anima sensibile che, con il suo impegno, ha cercato di fare entrare il carcere nel mondo e viceversa. Ecco le sue parole: ” “In un istituto penitenziario c’è promiscuità e c’è il sovraffollamento, due situazioni gravi. Ecco perché i detenuti e il personale andrebbero vaccinati subito”. Ed ecco la posizione di un’altra figura impegnata come Pino Apprendi, presidente di ‘Antigone Sicilia’: “Il problema fondamentale riguarda sempre i diritti umani, ma siccome la gente è poco attenta, aggiungerei un dato: se i contagi dilagheranno, la popolazione carceraria finirà per occupare le terapie intensive degli ospedali e il sistema sarà ulteriormente a rischio per tutti. Non possiamo girare la testa dall’altra parte. Il carcere non è un luogo sicuro”.