ROMA – Gli ispettori del ministero della Giustizia incaricati dal Guardasigilli di fare accertamenti sul caso del ‘mercato delle toghe’: è sotto i riflettori di Alfonso Bonafede il caso scoppiato dopo l’inchiesta che vede indagati alcuni nomi illustri della magistratura, tra cui un consigliere del Csm, Luigi Spina, e l’ex membro del Consiglio Luca Palamara, quest’ultimo accusato di corruzione per aver ricevuto viaggi, anelli e decine di migliaia di euro per pilotare le nomine dei magistrati a capo delle Procure.
Di fronte ai pm di Perugia, Palamara – sentito ieri e oggi per oltre sette ore – ha respinto l’accusa di avere ricevuto 40 mila euro dagli avvocati Calafiore e Amara per favorire la nomina, non andata in porto, di Giancarlo Longo a procuratore di Gela. “Ho chiarito la mia totale estraneità a questa vicenda e sui fatti relativi ai viaggi. Metto a disposizione di tutti, e l’ho fatto con gli inquirenti di Perugia, il mio conto corrente”, ha detto il sostituto procuratore romano dopo l’interrogatorio. “Non mi riconosco su questa valanga di fango caduta sulla mia persona e sulla magistratura intera. Non ho mai barattato la mia dignità e professione con alcuno. E mai lo farò. Mai e poi mai – ha aggiunto Palamara – ho interferito sulla nomina del procuratore di Gela, né avrei potuto farlo: per la semplice ragione che il Csm è un organo collegiale e in quegli anni nemmeno facevo parte della quinta Commissione, competente a decidere”.
Dalle intercettazioni eseguite durante le indagini erano emerse anche delle conversazioni di Palamara con alcuni politici sulle nomine, poi individuati nei deputati dem, Cosimo Maria Ferri e Luca Lotti. E anche in questo caso il pm romano ha chiarito: “Sono dieci anni che sono a vario titolo coinvolto, sia come presidente Anm sia come consigliere del Csm. Ho avuto in più occasioni incontri con i più svariati appartenenti al mondo politico di qualsiasi parte. Ciò non significa minimamente che le discussioni che ci sono state potessero interferire in qualche modo nella scelta dei capi degli Uffici giudiziari”.
Un altro dei togati coinvolti, Luigi Spina, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, si è invece autosospeso dalle sue funzioni di consigliere del Csm. Secondo le accuse avrebbe informato Palamara delle indagini a suo carico da parte della Procura di Perugia. Tutte queste vicende sono ora all’attenzione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che, già nei primi giorni di maggio, ha investito l’ispettorato del ministero del compito di svolgere “accertamenti, valutazioni e proposte”. Il Guardasigilli si riserva di assumere “ogni opportuna iniziativa quando il quadro sarà più chiaro, nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura”.
A mobilitarsi è anche l’Anm, che chiederà alla Procura umbra “gli atti ostensibili per poter avere una diretta conoscenza dei fatti e consentire una preliminare istruzione dei probiviri sulle condotte di tutti i colleghi, iscritti alla Anm, che risultassero in essi coinvolti”. Ma dalle carte della Procura emergono altre vicende da chiarire, molte delle quali riguardanti le presunte ‘utilità’ che il magistrato avrebbe ricevuto.
Tra i regali fatti dall’imprenditore Fabrizio Centofanti all’allora consigliere Palamara non ci sarebbero infatti solo viaggi, soldi e gioielli. Secondo gli inquirenti che lo hanno indagato c’è perfino un cenone di Capodanno. Da quanto si legge nel decreto di perquisizione, “il nucleo familiare di Luca Palamara risultava aver soggiornato in un albergo a Madonna di Campiglio dal 26 dicembre 2014 al 3 gennaio 2015 e nella dicitura della prenotazione emergeva il riferimento ad uno sconto del 30% che avrebbe pagato Centofanti, e a carico di quest’ultimo risultava anche il pagamento della cena di capodanno per 456 euro”.
(di Lorenzo Attianese per ANSA)