Palermo, boss, usurai, bancari, commercianti: assolti e prescritti

Il boss, l’usuraio, commercianti, bancari: Palermo, prescritti e assolti

La villa confiscata a Sanfilippo
Processo “lumaca” ripartito da zero nove volte

PALERMO – Tra assoluzioni e prescrizioni nulla resta dell’accusa travolta dai tempi di una giustizia che sa essere infinita. Sotto processo in Tribunale c’erano quindici imputati. A cominciare da Rubens D’Agostino, che è stato condannato per mafia in un altro processo, e Giuseppe Sanfilippo, di cui tutti dicevano che “è ricco come Silvio Berlusconi”. Erano difesi dagli avvocati Salvatore Gugino e Vincenzo Giambruno. La Procura aveva chiesto la condanna a 4 anni ciascuno di carcere.

Il collegio è cambiato 9 volte

Non regge nel merito e cade per il troppo tempo trascorso (il processo è più volte ripartito da zero per la necessità di cambiare nove volte il collegio) l’accusa che i due imputati avessero prestato denaro con tassi usurari del tre per cento al mese. Scagionati anche dipendenti di banca e commercianti, imputati per la violazione delle norme sul riciclaggio e per favoreggiamento. I primi sotto processo c’erano finiti perché avrebbero negoziato a D’Agostino degli assegni non trasferibili. I secondi perché avrebbero negato di avere ottenuto i prestiti. Ecco gli altri imputati: Maurizio Cancilla, Giuseppe Cirrincione, Faro Ruffino, Maria Granatella, Caterina D’Alessandro, Antonino Sanfilippo, Antonio Sanfilippo, Rosalia Sanfilippo, Salvatore Sanfilippo, Rosario Aiello, Benito Marino, Girolamo Alvarez.

L’impero confiscato agli usurai

I fratelli Maurizio e Giuseppe Sanfilippo (il primo aveva patteggiato una pena a tre anni e tre mesi) grazie all’usura hanno costruito una fortuna che gli è stata confiscata. La svolta nelle indagini arrivò nel 2014 – ma i primi fatti risalgono al 2010 – quando Rubens D’Agostino, collaboratore dei Sanfilippo, fu arrestato in flagranza di reatoLo beccarono nei pressi di un bar mentre minacciava una vittima non in regola con i pagamenti. Non era l’unico. Piccoli commercianti in crisi, impiegati e pensionati in difficoltà, gente che non aveva accesso al credito, lecito e tradizionale: in tanti si sarebbero rivolti ai Sanfilippo. E da tutti quartieri: da Borgo Nuovo fino a via Libertà. Alcune vittime in aula si sono contraddette.

Di D’Agostino si tornò a parlare nella stagione mafiosa culminata con la riunione della cupola del 2018. Considerato un boss di Porta Nuova è stato condannato a 10 anni in appello.

Lo sgomento dell’unica parte offesa

C’è sconcerto nell’unica parte civile costituita. Dodici vittime e una sola voce coraggiosa. “Il mio assistito è sgomento e sbigottito dalle lungaggini del processo che hanno portato alla prescrizione – a parlare per la vittima è l’avvocato Riccardo Ruta che ha seguito il processo dopo la morte del padre -. Era felice quando è iniziato tutto, confidava nella giustizia per liberarsi dall’incubo, è andato via da Palermo e ora è rimasto da solo. Nonostante le intimidazioni, nonostante gli abbiano bruciato la macchina e ora si chiede che senso abbia avuto la sua denuncia”


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