PALERMO – “Ho sbagliato a volere bene a questa persona”, disse Martina Gentile oggi condannata per avere favorito Matteo Messina Denaro. Lo scorso fine gennaio chiese al giudice per le indagini preliminari di fare dichiarazioni spontanee.
“L’ho conosciuto come Francesco Averna”
Raccontò di avere conosciuto il latitante “con il nome di Francesco Averna, prima di sapere la sua vera identità io lo incontravo a Campobello con la 500 bianca… lui mi veniva a prendere“. Descrisse un quadretto familiare lontano dall’orrore mafioso. Alla figlia della maestra Laura Bonafede, l’amante di Messina Denaro, piaceva “l’odore del dopobarba” di Messina Denaro che “aspettava me e la faceva con me quando io andavo a casa sua”.
La collana Bulgari
Messina Denaro provava grande affetto per la ragazza. Nella corrispondenza sequestrata al capomafia la descriveva come la figlia che avrebbe voluto avere in un periodo in cui i rapporti con la figlia legittima, Lorenza, erano ai ferri corti. E Martina, figlia dell’ergastolano Salvatore Gentile condannato per avere commesso degli omicidi su ordine del capomafia, ricambiava l’affetto. Il padrino le aveva fatto recapitare dalla madre una collana Bulgari.
Pentita dei suoi sentimenti
Martina Gentile si dice pentita per i suoi sentimenti. Quando, solo di recente, scoprì la vera identità del boss avrebbe cercato di prendere le distanze dall’ambiente in cui era cresciuta andando a insegnare a Pantelleria, lasciando Campobello di Mazara e iniziando un percorso di legalità attraverso colloqui con assistenti sociali e associazioni antimafia: “Anche leggendo la lettera diario di mia madre capisco che non se lo meritava il mio affetto, mia madre ha sbagliato tantissimo per questo sono arrabbiata con lei però purtroppo è andata così. Io ho voluto bene ad una persona a cui non dovevo”.
Ammise di avere consegnato delle lettere a Lorena Lanceri che lavorava nello studio di architettura dove Martina Gentile, quando era studentessa universitaria, aveva fatto un tirocinio formativo. Erano le lettere sue e non della madre “che non ho mai letto e ora capisco perché”.
Martina Gentile ha sostenuto di essere all’oscuro di tutto: “Io non ho mai conosciuto questo aspetto della mia famiglia, di mia madre soprattutto… per il resto ho sbagliato a frequentare questa persona… non mi è mai stato chiesto di fare niente né da parte di mia madre, né da parte di lui, né da parte di nessun altro”. Ora la condanna a 4 anni e 8 mesi, meno degli 8 chiesti dalla Procura di Palermo.

