PALERMO – La buona notizia è che il comune di Palermo si appresta a pagare 27 milioni di euro alla Rap, la cattiva è che i soldi non serviranno a rimettere in sesto il bilancio della società partecipata per la quale gli uffici comunali lanciano l’allarme: a rischio c’è la continuità aziendale e le assunzioni rimangono in bilico. Tra un incendio a Bellolampo e un’emergenza nella raccolta, in attesa della settima vasca, non sono certo settimane tranquille per l’ex municipalizzata che si occupa dell’igiene ambientale della quinta città d’Italia.
Sbloccati gli extra-costi
La novità è che il Comune ha finalmente sbloccato due pagamenti: con alcune direttive vincolanti, il vicesindaco Carolina Varchi ha disposto di preparare il pagamento sia dei 21 milioni di extra-costi per le vecchie vasche che di altri sei milioni per ordinarie fatture. Una boccata d’ossigeno per l’azienda, almeno per la parte finanziaria, che però darà liquidità utile a pagare fornitori e creditori. “Tenendo fede all’impegno assunto nella riunione di lunedì sera con i sindacati – dice l’esponente di Fratelli d’Italia – il Comune sta provvedendo a quanto nelle sue prerogative, ossia eliminare progressivamente i disallineamenti e pagare i 21 milioni”.
I conti non tornano
Il problema restano i bilanci. Anzitutto il consuntivo 2022: né il collegio sindacale di Rap, né la società di revisione hanno espresso parere; sarebbero troppe le incognite e le incertezze, a partire dal piano industriale. Poi c’è il previsionale 2023 che ha chiuso i primi sei mesi con un passivo di quasi quattro milioni di euro e l’unico modo per risanarlo sarebbero nuovi servizi. Il problema è che la Ragioneria generale di via Roma, con una nota dello scorso 18 settembre, ha già fatto sapere che non ci sono soldi; insomma, il cane che si morde la coda. Inoltre “deve essere dimostrato che l’acquisizione di unità di personale aggiuntivo possa contribuire al riequilibrio dei conti”: una frase che sembra mettere più di un bastone fra le ruote di chi vorrebbe accelerare sui concorsi.
“Il pagamento delle fatture ci consentirà di migliorare la situazione finanziaria – spiega il presidente di Rap Giuseppe Todaro – e stiamo concordando con il Comune una serie di azioni per risanare il bilancio. Il consuntivo 2022 è un’eredità del passato ma siamo al lavoro per superare i rilievi del collegio sindacale e della società di revisione”.
Ma c’è di più. Gli uffici comunali, che da alcuni mesi hanno iniziato a fare le pulci ai documenti delle partecipate, hanno addirittura messo in dubbio che possa sussistere la continuità aziendale in Rap: criticità che potrebbero avere effetti dirompenti sul piano di riequilibrio concordato con lo Stato, oltre a portare l’azienda sull’orlo del fallimento. E questa volta, a differenza di quanto accadde nel 2013 nel passaggio tra Amia e Rap, non sarebbe possibile creare una nuova partecipata: la legge del 2016, infatti, lo vieta espressamente e obbliga i comuni a rivolgersi al mercato.
L’incontro di lunedì
Un avviso ai naviganti che il sindaco Roberto Lagalla avrebbe messo sul tavolo delle trattative. Non è un mistero che fra il Comune e l’azienda, negli ultimi tempi, non si sia registrata perfetta sintonia: eccessiva la vicinanza alle posizioni dei sindacati, secondo alcuni esponenti della maggioranza. E l’ex rettore, nel corso dell’incontro di lunedì scorso, non sarebbe stato troppo tenero: se da un lato il Comune non ha intenzione di far fallire l’azienda e avrebbe dato ampia disponibilità a fare tutto il possibile per rimetterla in sesto, dall’altra chiede che il servizio migliori nettamente. Il sindaco avrebbe sottolineato, peraltro in modo accorato, i limiti dell’attuale situazione: a Bellolampo non ci sono telecamere o sistemi per intervenire con tempestività in caso di incendio e l’emergenza scoppiata la scorsa settimana con mezzi rotti e itinerari saltati, proprio a ridosso dell’incontro, avrebbe fatto storcere il naso dalle parti di piazza Pretoria.
Un cane che si morde la coda
La situazione ormai assomiglia a una matassa difficile da dipanare: la Tari non si può aumentare perché la cifra è fissata dalla Srr, per giunta sulla base di parametri nazionali che non lasciano margini di manovra; la ricapitalizzazione non si può attuare finché i conti restano in rosso; sulle assunzioni restano i dubbi del Comune e i bilanci non si possono approvare, né il consuntivo per la mancanza dei pareri, né il previsionale perché in negativo. La palla adesso passa all’azienda: “L’attuale situazione è figlia delle scelte del passato e sul corrispettivo basato sul Pef Tari il Comune nulla può – dice la Varchi -. Restiamo in attesa che arrivino tutti i pareri ex lege previsti attestanti la piena regolarità del bilancio 2022, che solo allora sarà votato dal socio in assemblea, e che la società attui iniziative concrete finalizzate all’efficientamento dei servizi e alla riduzione dei costi”.
Opposizioni all’attacco
“La Rap va urgentemente aiutata con risorse finanziarie adeguate per sbloccare rapidamente le assunzioni dei 300 operai necessari per garantire un servizio dignitoso – dice Antonio Randazzo del M5s -. Serve inoltre la nomina immediata di un direttore Generale esterno. Dalle prossime risposte del sindaco e della sua giunta capiremo se e’ davvero intenzione di questa amministrazione fare funzionare finalmente il servizio pubblico di gestione dei rifiuti oppure se vogliono privatizzare tutto, come temiamo”.
“L’attuale sitazione dimostra l’assenza di direzione dell’amministrazione attiva che ha dimostrato in questi mesi di essersi disinteressata del problema, facendo finta che non esistesse – attacca Ugo Forello di Oso -. Il problema diventa sempre più grande mentre gli assessori che dovrebbero occuparsene non sanno neanche se rimarranno in giunta. La Rap rischia il fallimento”.