PALERMO – Quasi un centinaio di firme per sottoscrivere una lettera inviata al direttore generale vicario, alle sigle sindacali e, per conoscenza, a sindaco, assessore e consiglio comunale, oltre a una sfilza di dirigenti.
I dipendenti del settore Tributi del comune di Palermo sono sul piede di guerra. Casus belli i criteri per le progressioni verticali, cioè i parametri in base ai quali i lavoratori di Palazzo delle Aquile potranno aspirare a un avanzamento di carriera.
Numeri in ascesa
Già lo scorso 24 giugno era partita una lettera per chiedere di modificare i criteri, considerato che, secondo i dipendenti, non “tenevano conto dell’esperienza maturata che si trova in diretta connessione con il tempo trascorso” nell’area dei Tributi.
Un ramo dell’amministrazione particolarmente delicato, non solo per il carico di lavoro e di utenza ma anche per le ricadute economiche sull’ente, visto che la riscossione ha fatto segnare nell’ultimo anno un incremento di 7,5 milioni di euro.
Le progressioni
Il punto è che, si legge nella missiva, i criteri attribuiranno la stessa valutazione anche a quei dipendenti che, in distacco sindacale, non sono fisicamente presenti in ufficio e che la laurea varrà molto più del diploma, pur essendo quest’ultimo il titolo di accesso da B a C.
Altra nota dolente il fatte che i posti a disposizione siano meno dei dipendenti in servizio, contrariamente a quanto accaduto per altre Aree del Comune, e che l’accesso sia stato aperto con appena un anno di anzianità o con 10 anni maturati anche altrove.
“Da questo momento in poi i sottoscrittori si asterranno dall’espletare le mansioni superiori – scrivono i dipendenti – che ad oggi hanno svolto volontariamente, senza pretendere alcunché, e si atterranno scrupolosamente ad applicare quanto previsto dal contratto e dal mansionario”.
Una situazione che si è fatta sempre più critica: i dipendenti lamentano uno stanziamento dello straordinario pari a quello di altri uffici meno cruciali per il raggiungimento degli obiettivi del piano di riequilibrio, così come una minore attribuzione economica per le elevate qualificazioni. Le progressioni sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
“In attesa che si presentino a prestare servizio i nuovi assistenti – concludono – fra cui il personale in distacco sindacale e degli uffici di staff gestionali e politici. La pazienza dopo una vita di false promesse è finita. Chi governa cambi i criteri e dia spazio al merito e al lavoro svolto”.
Alaimo: “Invito alla pazienza”
“Li comprendo e capisco lo sforzo che stanno compiendo, come dimostrano i numeri – dice l’assessore ai Tributi Bridiga Alaimo -. Sono in pochi e fanno un lavoro impegnativo. Però questo sarà solo il primo step delle progressioni, la loro professionalità acquisita sarà adeguatamente valutata. Invito tutti alla calma e alla pazienza, se qualche altro settore ha goduto delle progressioni è solo perché era in condizioni altrettanto precarie”.
Oso: “Serve chiarezza”
”Abbiamo presentato un’interrogazione e un esposto per fare piena luce sui criteri adottati per le progressioni verticali, che appaiono iniqui sotto diversi aspetti. Le modalità stabilite dal direttore generale vicario, Sergio Maneri, a seguito del confronto con le organizzazioni sindacali, destano infatti forti perplessità”. Lo dicono Ugo Forello e Giulia Argiroffi di Oso.
“In particolare, per l’ufficio Tributi, la selezione sembra concepita per avvantaggiare il personale in distacco sindacale, anziché valorizzare i dipendenti che da anni prestano un servizio attivo e proficuo. Riteniamo questo approccio inaccettabile e lesivo della professionalità di chi opera quotidianamente negli uffici”.

