PALERMO – “È stato un grande piacere avere avuto Roberto Saviano in friggitoria, è stato costruttivo avere avuto la possibilità di conversare con lui e siamo felici di avergli fatto gustare le nostre specialità”, scrive sulla sua pagina Facebook Davide Troìa, titolare del locale a pochi passi dall’ospedale Villa Sofia, a Palermo.
Apriti cielo. Si scatena una corrida di commenti. Alcuni tracimano di odio e volgarità. Frasi irripetibili. “Sono scioccato – spiega Troìa – per ciò che ho letto. Se la sono presa con lui e pure con me. C’è gente che mi ha scritto che non verrà più nel mio locale, che sono caduto in basso e ho perso la faccia. Per cosa? Perché Saviano è venuto a mangiare un’arancina. Non abbiamo fatto un seminario, discorsi ideologici o di politica, e anche se fosse? Cosa c’è di male”.
Lo scrittore e giornalista, autore del libro Gomorra e di tanti altri titoli, da anni vive sotto scorta per le minacce subite dalla camorra. Un personaggio che ha finito per essere divisivo. Attira simpatie, apprezzamenti e solidarietà, ma anche critiche. Legittime, ma gli insulti non sono ammissibili.
“Giovedì pomeriggio è venuto a degustare specialità tipiche nel mio locale. Aveva sentito parlare di me. Sono stato sorpreso e felice di vederlo, mi è sembrata una persona molto alla mano – racconta Troìa -. Mi sono avvicinato per raccontargli la mia storia. Mi ha fatto i complimenti e mi ha incoraggiato. Come faccio con tutti i personaggi famosi alla fine gli ho chiesto di farci una foto. Per me è stato un piacere, al di là delle posizioni e delle idee che ciascuno può avere. Possiamo pensarla in maniera, ma gli insulti mi hanno fatto male”.
Troìa non crede che gli attacchi ricevuti siano la spia di una mentalità mafiosa. Almeno si sente di escludere che alcuni commentatori, suoi clienti, simpatizzino per Cosa Nostra. Ad un certo aveva pure pensato di cancellare la foto per arrestare l’ondata di odio. Non lo ha fatto anche per rispetto di chi invece lo ha difeso dagli attacchi e ha difeso pure il lavoro di Saviano.

