PALERMO – La Procura della Repubblica contesta al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno nuove ipotesi di peculato, falso e truffa legate all’utilizzo dell’auto blu da parte dell’autista Roberto Marino.
Galvagno e Marino hanno ricevuto un avviso di conclusione delle indagini che sostituisce quello precedente in cui, oltre a peculato, truffa e falso, veniva già contestata l’esistenza di un patto corruttivo che ruota attorno ai finanziamenti erogati dalla Regione siciliana.
Finora erano sessanta i viaggi contestati a Galvagno. Più che un auto blu, l’Audi A 6, sarebbe stata utilizzata come un taxi anche da amici, politici e “soggetti non autorizzati per finalità extra istituzionali” vicini al presidente dell’Ars, “effettuando quotidianamente spostamenti per scopi personali propri, dell’autista e dei membri del Gabinetto e della Segreteria particolare”.
Dalle indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, però, sarebbe emerso che anche l’autista, si legge nell’avviso, “si appropriava in maniera continuativa della stessa impiegandola per finalità private (tragitto da e verso la propria abitazione di Altofonte, acquisti presso esercizi commerciali, trasporto di familiari)”. Sono quasi 150 i viaggi contestati a Marino, dal 15 febbraio 2024 al 4 dicembre 2024.
Ci sono poi i cinquanta presunti falsi di cui Galvagno e Marino sono chiamati a rispondere in concorso. Marino è inquadrato come assistente parlamentare addetto alle funzioni di autista del presidente dell’Ars, “e per tale ragione agente di pubblica sicurezza”, avrebbe falsificato i fogli di missione controfirmati da Galvagno.
I pubblici ministeri Felice De Benedittis e Andrea Fusco hanno fatto le pulci ai giorni e agli orari di inizio e fine delle missioni, nonché alle “spese mai sostenute”. Ventiquattro gli episodi per un totale di 12.849 euro a titolo di rimborso spese e 6.500 euro per la diaria da febbraio 2024 a febbraio 2035. In questo caso l’ipotesi è di truffa. Contestazioni nuove che si aggiungono alla precedenti ipotesi di peculato.
Tra gli utilizzatori della macchina di servizio di Galvagno ci sono nomi noti. Ad esempio c’è l’ex portavoce Sabrina De Capitani, il segretario particolare Giuseppe Cinquemani, la sorella del presidente, Giorgia, la madre e altri parenti che portano il suo stesso cognome: Stefania, Domenico e Gaetano (nessuno di loro è indagato).
I motivi erano i più disparati: dal più classico trasferimento in aeroporto o in albergo, agli acquisti in farmacia, dal fioraio (in particolare la cugina Giorgia in un negozio a Paternò) o per comprare generi alimentari (dalla ricotta ai pomodori, dall’acqua tonica al sushi). Una sera Galvagno mandò l’autista a ritirare kebab e patatine fritte. Si trovava a casa di amici.
Ricevuto l’avviso adesso Galvagno e Marino hanno venti giorni per presentare memorie o farsi interrogare. Poi ci sarà lo step della richiesta di rinvio a giudizio che passerà alla valutazione del giudice per le indagini preliminari.

