PALERMO – “Dov’è lo scandalo se un ex presidente va in auto blu anziché in autobus?”, aveva detto Gianfranco Micicché nei giorni in cui il suo nome era spuntato fra i clienti della droga fornita dallo chef Mario Di Ferro.
L’auto blu di Miccichè
A Micciché, ex presidente dell’Ars e deputato regionale di Forza Italia, il giudice per le indagini preliminari ora ha imposto il divieto di dimora a Cefalù. È nella sua residenza di Sant’Ambrogio, località ad una manciata di chilometri dalla cittadina turistica, che Micciché si reca spesso.
Una sfilza di spostamenti, secondo la Procura, hanno configurato il reato di peculato. In tutto sono trentatré viaggi. A bordo dell’auto blu, a volte, c’erano i familiari di Miccichè. In altre occasioni il mezzo è stato usato per trasportare piante, medicine e generi alimentari.
Indagato anche l’autista
Al politico vengono pure contestate le ipotesi di truffa aggravata e falso: avrebbe attestato falsamente che il suo autista stesse facendo delle missioni mentre in realtà sbrigava sue faccende personali. Anche l’autista è finito sotto inchiesta.
A Maurizio Messina, assunto come assistente parlamentare, il gip Rosario Di Gioia ha imposto l’obbligo di dimora a Palermo e Monreale.
I sequestri
Il profitto per le “finte” missioni rimborsate ammonterebbe a circa 12 mila euro. A cui vanno aggiunti altri dieci mila euro contestati a Messina che avrebbe lavorato meno ore rispetto a quanto dichiarato. Il giudice ha disposto il sequestro delle somme sia nei confronti di Miccichè che dell’autista.
I poliziotti della squadra mobile avevano fotografato la macchina di servizio di Micciché ferma davanti al ristorante Villa Zito. L’indagine ha portato all’arresto e al patteggiamento di Di Ferro. Inevitabile che i riflettori si accendessero anche sulle auto blu.
In realtà il provvedimento di oggi nasce nell’ambito di un diverso procedimento penale (“avente ad oggetto delitti contro la pubblica amministrazione ascrivibili ad esponenti politici regionali), da cui emergevano una serie di indizi in ordine a condotte commesse da Micciché”. Un’inchiesta che non sarebbe approdata a risultati concreti.
Su delega del procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido i finanzieri si erano presentati all’Assemblea regionale siciliana per chiedere il regolamento per l’utilizzo delle macchine.
Sono otto quelle a disposizione del parlamento siciliano. Qualora servissero altri mezzi si fa ricorso a vetture sostitutive a noleggio. Fu proprio Miccichè, che ha a disposizione un’Audi Q3, a reintrodurre il benefit dell’auto blu nell’’ultimo scorcio della passata legislatura, dopo che era stato abolito nel 2012.
Il decreto prima di lasciare l’Ars
Nel settembre del 2022 il Consiglio di presidenza sotto la guida dell’uscente Miccichè, eletto deputato regionale, licenziò un decreto.
Consente a chi è “ex presidente” e “deputato regionale in carica, senza incarichi di governo”, di avere un’auto blu con autista, “al fine di consentire l’espletamento delle funzioni connesse al proprio ruolo istituzionale”. Ed invece ne è venuto fuori un uso insolito: dai passaggi ad amici e parenti al trasporto del gatto.
Insomma Micciché si auto assegnò la macchina. Solo che, secondo i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria guidati dal colonnello Gianluca Angelini, non c’era alcunché di funzionale al suo ruolo negli spostamenti di Miccichè in auto blu.