La festa di Novara, un anno dopo | Il Palermo cresce attorno a Iachini - Live Sicilia

La festa di Novara, un anno dopo | Il Palermo cresce attorno a Iachini

Un anno e un giorno dopo lo splendido pomeriggio di Novara, che ha riportato i rosanero nella massima serie, con una sola stagione di purgatorio, il club di viale del Fante ha potuto riaffermarsi tra le più belle realtà del calcio italiano, con alcuni punti fermi e tanti talenti esplosi.

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PALERMO – La sublimazione di una stagione con tutto da perdere. Rischiare poco per vincere tanto, senza scintille e senza aspettarsi tappeti rossi. Così è stato, un anno fa, in un pomeriggio che è impossibile definire magico o spettacolare. Un pomeriggio di ordinaria amministrazione, un gol e una vittoria, la ventitreesima stagionale e sesta consecutiva, quattro delle quali con il minimo scarto. Il “Silvio Piola” di Novara non è stato il teatro dei sogni, come lo fu il “Renzo Barbera” in una serata di fine maggio nel 2004. L’urlo di chi era lì non era l’urlo di chi aveva vinto, ma l’urlo di chi si era liberato, di chi aveva ancora sassolini da togliere da quelle scarpe, diventate fin troppo pesanti. Le scarpe di un Paulo Dybala che non riusciva più a segnare, di un Franco Vazquez che non riusciva più a giocare e di chi si era visto sfuggire dalle mani la Serie A.

Quanto fatto prima e dopo quella zampata di Vazquez, però, va totalmente al di là dell’ordinario. Una rincorsa partita dal tredicesimo posto e coronata a cinque giornate dal termine del campionato, con la rete dell’uomo simbolo della rinascita del Palermo, quel Vazquez tenuto fuori per sei mesi e rilanciato da Iachini quando nessuno sembrava più crederci. Una rinascita che, un anno dopo, si è trasformata in un’ascesa inarrestabile: titolare fisso in Serie A, una classifica cannonieri che senza i pali avrebbe dato le vertigini e un’altra maglia oltre a quella rosanero. Perché sul trequartista riscoperto da Iachini ha messo gli occhi anche Antonio Conte, che lo ha chiamato in nazionale e lo tiene in considerazione per il futuro, così come le big in chiave mercato.

E da questo punto di vista è stato un anno sensazionale anche per Paulo Dybala, che sotto la guida di Iachini ha ritrovato il gol dopo un’astinenza lunga un anno. E da quel pomeriggio di Novara in poi, per il giovane argentino sono arrivati soltanto applausi: tredici reti in Serie A, la corte di due commissari tecnici e di mezza Europa calcistica per poterselo accaparrare in vista della prossima stagione, un’intera città ai suoi piedi dopo due anni di attesa per un’esplosione che sembrava non volesse arrivare. È stato invece il suo anno, per quanto mostrato alla sua prima vera esperienza da titolare in massima serie e per aver dato una mano concreta nel riportare il Palermo dove l’aveva trovato da diciannovenne.

È stato soprattutto l’anno di Palermo e del Palermo. Trecentosessantacinque giorni di emozioni e vittorie, tanti alti e pochi bassi, di un Beppe Iachini capace di resistere alla graticola del mai domo Zamparini, di una squadra che ha sognato l’Europa e ha centrato una salvezza in totale tranquillità. Obiettivi sui quali, un anno fa, avrebbero firmato in pochi. Ancora meno quelli che l’avrebbero fatto dopo l’esordio stagionale in Coppa Italia, praticamente nessuno dopo la disfatta di Empoli, unico vero momento critico in questo lasso di tempo che va dalla promozione alla matematica permanenza nella massima categoria. Da lì in poi, un trionfo: dal record di punti in Serie B si passa alla striscia record di risultati utili consecutivi nell’era Zamparini in Serie A, dal Palermo in zona retrocessione si passa al Palermo nel treno per l’Europa, con le due stelle Dybala e Vazquez in copertina, fino a quando hanno potuto tirare la carretta. Anche col fiato corto e con le sirene pronte a distrarli, però, resta un anno da incorniciare. Con la certezza di avere in squadra gli elementi giusti per ripetersi ancora.


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