Palermo, capitale dei diritti an(negati) - Live Sicilia

Palermo, capitale dei diritti an(negati)

Pubblichiamo integralmente la lettera inviata dal magistrato palermitano Lorenzo Matassa al presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, in cui si descrive lo stato di degrado in cui versa il capoluogo siciliano.

PALERMO – Pubblichiamo integralmente la lettera inviata dal magistrato palermitano Lorenzo Matassa al presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, in cui si descrive lo stato di degrado in cui versa la città. 

Gentile Presidente della Camera dei Deputati, l’ho udita affermare che “Palermo è la Capitale dei Diritti”. A lungo ho meditato su questa Sua frase, non comprendendo se fosse un reale convincimento o, piuttosto, un paradosso concettuale in forma di ossimoro (insomma una specie di “ghiaccio bollente” della idealità sociale).

Ma il modo in cui quella affermazione è stata poi ripresa e chiarita dai giornali non lascia spazio ad alcun dubbio. Lei è davvero convinta che la mia città sia il modello e l’esempio di integrazione sociale nel rispetto delle regole. Probabilmente questo convincimento nasce dal fatto che Lei qui non ha mai vissuto. E, sicuramente, qualcuno l’ha convinta che l’inverosimile fosse Verità. D’altronde la terra che calpestiamo è la stessa di cui scriveva Pirandello. È facile lasciarLe questo convincimento. Basta stare silenti, magari con un bel sorrisetto da protocollo cerimoniale stampato in volto…

Però – ne converrà con me – a volte, il silenzio degli interlocutori è il più complice degli atti. Ne sappiamo qualcosa noi siciliani che, nel silenzio e nell’indifferenza, abbiamo fatto crescere ed affermare l’orribile mostro mafioso fino a quando non ci ha divorati. Allora, Le consegnerò poche (ma assai sentite parole) che – sono certo – Le serviranno a comprendere quanto la Sua frase sia lontana dalla realtà di Palermo.

La Verità è che interi quartieri, abitati da migliaia di cittadini, sono abbandonati al degrado. Guardi questa foto ritratta nel giorno in cui Lei si trovava in città. È il quartiere adiacente al Tribunale. Il luogo in cui, anticamente, due fiumi (il Kemonia ed il Papireto) confluivano. Ecco cosa è oggi…

L’immagine della città annegata nei rifiuti è anche la drammatica metafora dei diritti (an)negati. In quel vivere, sommersa dai suoi stessi reflui, c’è il senso della sua vita quotidiana. Un immenso e maleodorante caos in cui corruzione e cleptocrazia sono la regola. Non Le chiederò di chiarirmi chi comanda quelle zone degradate…

Tutto questo non sparisce, per incanto, al passaggio carnevalesco di carri in maschera dove l’orgoglio di una identità si confonde con un travestito delirio parossistico. E – sono certo – che Thomas Mann Le avrebbe detto che l’amore per una persona dello stesso sesso non ha bisogno di travestirsi ed immiserirsi per essere raccontato. Se non mi crede, provi a rileggere “La morte a Venezia” e mi capirà…


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