PALERMO – La Corte europea dei diritti dell’uomo dà ancora una volta ragione a Bruno Contrada. Al centro della questione le intercettazioni e le perquisizione dell’abitazione dell’ex poliziotto, disposti nell’ambito delle indagini sull’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, assassinati nel 1989.
Nel 2015 la Procura generale di Palermo ha avocato le indagini sfociate nel processo e nella condanna in primo e secondo grado all’ergastolo del boss Nino Madonia, mentre il processo di primo grado a Gaetano Scotto è alle battute finali.
Il capomafia del mandamento di Resuttana fece un favore all’intera Cosa Nostra, eliminando il poliziotto “cacciatore di latitanti”.
Contrada ha fatto ricorso alla Cedu e i giudici di Strasburgo gli hanno dato ragione, condannando l’Italia a un risarcimento morale di novemila euro. Secondo la Corte, è stato violato il diritto al rispetto della vita privata dell’ex dirigente del Sisde, i servizi segreti civili.
“La legge italiana non contiene adeguate ed effettive garanzie per proteggere dal rischio di abuso le persone destinatarie di queste misure – scrive la Cedu -. Persone che, non essendo sospettate di essere coinvolte in un reato o accusate di un reato, rimangono estranee al procedimento”.
Sostanzialmente la persona sotto intercettazione, in questo caso Contrada per il duplice omicidio, non può rivolgersi ad un’autorità giudiziaria al fine di ottenere un effettivo riesame della legalità e della necessità della misura. Da qui la violazione dell’articolo 8 della Convenzione, secondo cui “ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza”.
“Siamo molto soddisfatti – spiega l’avvocato Giordano – perché la Corte ha individuato all’unanimità un vizio molto grave della legislazione italiana in materia di intercettazioni. Adesso aspettiamo la definitività della sentenza. Ora l’Italia cominci a rispettare i diritti delle persone”.
Già una volta la Cedu dichiarò illegittima la condanna inflitta a Contrada per concorso esterno in associazione mafiosa.