PALERMO – Dismessi i panni da sindaco, Leoluca Orlando ha ormai indossato quelli nuovi di zecca di deputato europeo, fresco di elezione con Avs. Eppure la sua eredità, pesante come un macigno, fa litigare ancora il centrodestra palermitano.
Le poltrone che fanno litigare
Il Professore per i prossimi cinque anni farà base a Bruxelles, ma, a due anni, dalle ultime Comunali alcuni dei suoi uomini sono ancora in plancia di comando. Una permanenza che provoca non pochi malumori all’interno delle maggioranze di governo che su quelle poltrone vorrebbero piazzare nomi di propria fiducia.
La poltrona più ambita è quella di sovrintendente del Teatro Massimo, su cui siede Marco Betta dall’inizio del 2022. Un incarico che scadrà a fine mese e su cui si sta consumando uno scontro tra il sindaco Roberto Lagalla e il governatore Renato Schifani.
La guerra dell’acqua
Ma in questi giorni si è aggiunta un’altra casella a far litigare i più prestigiosi inquilini di Palazzo d’Orleans e di Palazzo delle Aquile, ossia quella di amministratore unico di Amap. La società ormai da qualche anno non è più totalmente in mano al Comune di Palermo, sebbene detenga il 99% delle quote: la restante parte è suddivisa fra altri 52 comuni dell’area metropolitana.
A guidarla dal 2019 non c’è un cda ma un amministratore unico, ossia Alessandro Di Martino, scelto all’epoca da Orlando. Una poltrona che, all’indomani delle elezioni comunali, il centrodestra avrebbe voluto inserire nella lottizzazione ma che, per la particolare situazione della società, è rimasta fuori dal turn over.
Gli accordi stilati nel 2022 prevedevano, non appena fossero maturati i tempi, la costituzione di una cda con una presidenza da destinare a Fratelli d’Italia. Nel frattempo però Di Martino non sarebbe rimasto a guardare: secondo i ben informati, il numero uno di Amap si sarebbe avvicinato al centrodestra e in particolare a Forza Italia, prima entrando in sintonia con Edy Tamajo e ultimamente con Marco Falcone.
Il piano di razionamento idrico deciso da Amap ha provocato l’ennesimo scontro con la Regione e Schifani, nella sua dichiarazione diffusa alla stampa, non ha usato mezzi termini: “Chiediamo che il sindaco di Palermo valuti l’ipotesi di procedere alla sostituzione dell’amministratore delegato dell’azienda, tra l’altro già scaduto”. Un siluro in piena regola a cui Lagalla ha risposto tiepidamente, segno di un possibile cambio al vertice.
Il “caso aeroporto”
Ma non c’è due senza tre e in questo caso il nome è quello di Fabio Giambrone, orlandiano di ferro che è ancora presidente di Gh Palermo, società di handling controllata da Gesap. Il suo mandato è scaduto ad aprile, con l’ex senatore che ha chiuso i bilanci in attivo ed è pronto da tempo a farsi da parte.
Il problema, stavolta, è che il centrodestra non ha ancora deciso con chi sostituirlo: le ambizioni di Vito Riggio sembrano ormai acqua passata ma la nomina di un nome gradito a Italia Viva ancora non si è concretizzata. Col risultato che gli orlandiani, volenti o nolenti, sono ancora al proprio posto.