PALERMO – La bancarotta viene riqualificata da fraudolenta in semplice ed arriva la prescrizione, mentre cade nel merito il secondo capo di imputazione.
La Corte di appello di Palermo, presieduta da Vittorio Anania, azzera la condanna a 4 anni e 6 mesi inflitta in primo grado all‘imprenditore monrealese Calcedonio Di Giovanni.
Il processo ruotava al fallimento della società immobiliare “Il Cormorano”, dichiarato nel giugno del 2010. Di Giovanni, 82 anni, era accusato di avere distratto i beni su cui dovevano rivalersi i credito e distrutto i libri contabili (questo punto rendeva, secondo l’accusa, fraudolenta la bancarotta in quanto intenzionale).
La Corte ha dato ragione al legale della difesa, l’avvocato Emanuele Varrica, nonostante la Procura generale avesse chiesto un anno di condanna in più rispetto al verdetto di primo grado.
La scorso aprile la Cassazione ha reso definitiva la confisca del patrimonio di Di Giovanni, stimato in 100 milioni di euro, di cui faceva parte al il villaggio turistico Kartibubbo che dopo l’abbandono ha intrapreso un percorso di rinascita. Di Giovanni si è sempre difeso, sostenendo che il suo patrimonio fosse lecito.
La sua scalata imprenditoriale, così invece ricostruirono gli investigatori della Dia, si sarebbe “indissolubilmente intrecciata con i destini delle famiglie mafiose di Mazara del Vallo”.