Palermo: crack, fentanyl e inerzia. Il grido dell'arcivescovo Lorefice

Palermo: crack, fentanyl e inerzia. Il grido dell’arcivescovo Lorefice

"Anche le istituzioni possono essere strutture di peccato"
LE PAROLE SUL 'DDL CRACK'
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PALERMO- “Noi non possiamo sopportare che un nostro concittadino stia male, a maggior ragione se la sofferenza è indotta da strutture di peccato, di qualsiasi genere e livello. Mi assumo la responsabilità. Se c’è una legge, una proposta di legge, e io non la considero, si rischia che una istituzione possa diventare anche una struttura di peccato. C’è una questione di servizi. Se io trovo un ragazzo piegato per strada dove lo porto?”.

La voce dell’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, vibra nel salone Lavitrano del Palazzo arcivescovile. Sono parole imponenti che rimandano – perché il riferimento è chiaro – al disegno di legge per la prevenzione e il trattamento delle dipendenze patologiche depositato all’Ars, licenziato dalla commissione Sanità, ancora ‘giacente’.

Un punto d’incontro di tante sensibilità, nato da una grande mobilitazione civile. Dietro quell’impegno c’è anche la strenua battaglia di Francesco Zavatteri che, per colpa del crack, ha detto addio a suo figlio Giulio.

Il grido di ‘Don Corrado’, nel convegno che si svolge sull’emergenza droga in città, è poderoso a vasto raggio. Richiama la politica alle sue responsabilità, allargando la visuale nel campo dell’indifferenza di troppi.

Il Pastore che si appresta a vivere, con il suo popolo, il quattrocentesimo anniversario della liberazione dalla peste, nel nome della Santuzza, leva le sue parole verso chi volge il viso dall’altra parte.

“Mi coinvolge – dice monsignor Lorefice – il volto rigato dal dolore di una sorella o di un fratello. Abbiamo l’obbligo di essere responsabili e di ripensare la nostra appartenenza alla città. Non entro in questioni politiche. Però se, per l’ennesima volta, analizziamo il dato dell’astensionismo siciliano (alle Europee, ndr), dobbiamo sapere leggere il disagio e la perdita di consapevolezza”.

La droga è sempre l’emergenza carsica e attuale che riemerge, a forza di fiammate di cronaca, tra il crack che spadroneggia e il fentanyl, la nuova ‘sostanza degli zombie’, che allarma. Se ne parla alla tavola rotonda promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, dal Progetto Policoro, dal Progetto “Albergheria e Capo Insieme”; in collaborazione con Cattedrale di Palermo, l’Associazione ERRIPA “Achille Grandi”, e Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali.

Modera don Enzo Volpe. Intervengono Luisa Capitummino, direttrice dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, Lia Sava, procuratrice generale presso la Corte d’Appello di Palermo, Laura Vaccaro, procuratrice aggiunta, Giampaolo Spinnato, direttore dell’unità Dipendenze patologiche dell’Asp di Palermo, Laura Pavia, psicoterapeuta, coordinatrice del ‘Progetto In-Rete’ dell’Opera don Calabria, Biagio Sciortino, presidente nazionale Intercear e direttore della “Casa dei Giovani”.

“Negli ultimi tempi – dice il dottore Spinnato – la situazione è peggiorata. C’è un abbassamento dell’età dei giovani consumatori. C’è una richiesta complessiva d’aiuto maggiore, con livelli paragonabili agli anni Novanta, quando c’era l’epidemia della tossicodipendenza da eroina. L’anno scorso abbiamo avuto novecento utenti in più: crack, ma non solo. C’è l’eroina, ci sono gli oppioidi e cominciamo a vedere il fentanyl aggiunto all’eroina”.

La procuratrice Sava è netta: “Sono anni che promuoviamo incontri, che ci rendiamo conto del problema, e ci scopriamo impotenti. Dobbiamo chiederci cosa significa fare rete, altrimenti, da qui a qualche mese, ci riuniremo per discutere del fentanyl. Bisogna aprire sempre di più le parrocchie gli oratori seguendo la lezione di padre Pino Puglisi”.

Tutti gli interventi si susseguono appassionati e qualificati. Esiste una città che non si arrende, che non si consegna alla deriva, che combatte, con la forza della sua speranza. Questa è la buona notizia. Però, non sappiamo se basterà.

La Vardera: “Il ddl è stato licenziato”

Arriva, dopo le parole vibranti dell’arcivescovo, la mattina successiva al convegno, una nota dall’Ars. “Dopo mesi di attesa ieri, finalmente la commissione sanità ha licenziato il ddl sul crack. Adesso la palla passa agli assessorati istruzione sanità e famiglia che devono dare le relazione sui costi che passerà dalla commissione bilancio e poi finalmente in aula. Da mesi ormai chiedo nella conferenza dei capigruppo che venga portato in aula il testo, ma senza questi passaggi obbligati non è stato possibile”.

“Non posso esprimere soddisfazione perché si poteva fare prima, perché di tempo onestamente non abbiamo più. Mi auguro che gli assessorati siano celeri, perché noi come parlamento abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare”. Lo dichiara Ismaele La Vardera primo firmatario del ddl e presidente dell’Intergruppo contro il crack


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