PALERMO – Rischiano una condanna pesantissima i sette arrestati per lo stupro del Foro Italico. La vicenda è ancora nella fase delle indagini preliminari ma è al futuro processo che si inizia a guardare. L’articolo contestato nell’ordinanza di custodia cautelare è il 609 octies del codice penale. Chiunque commette atti di violenza sessuale di gruppo è punito con la reclusione da otto a quattordici anni.
Con le aggravanti la pena si farebbe pesante
In ballo, però, ci sono diverse aggravanti che, in caso di condanna, potrebbero fare innalzare, e di parecchio, la pena che è di per sé più alta rispetto alla violenza sessuale non di gruppo (da sei a 12 anni). Alcune aggravanti prevedono aumenti di un terzo della pena base, altre della metà. Nel caso avvenuto al Foro Italico va considerata l’aggravante dell’uso di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti (qualora l’accusa riuscisse a dimostrare, oltre alla violenza di gruppo, anche che la ragazza fosse stata convinta a bere e fumare per abbassarne le difese). Secondo la Procura, la diciannovenne fu spinta ad ingerire una dose massiccia di alcol alla Vucciria. Assunsero anche delle droghe. Da qui la contestazione di avere abusato delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della persona offesa.
“Minorata difesa”
C’è poi l’aggravante della cosiddetta “minorata difesa” prevista quando chi commette il reato “approfitta di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la pubblica o la privata difesa, ponendo in essere le condotte in orario notturno o in una zona isolata”. Aggravante che inquadra i fatti di Palermo avvenuti intorno all’una della notte del 7 luglio e nel cantiere del Foro Italico, fermo da anni, buio e recintato con dei pannelli di lamiera.
Il 5 e l’8 settembre sono fissate le udienze al Tribunale del Riesame che dovrà decidere sulla richiesta di scarcerazione o di sostituzione della misura cautelare in carcere con una meno afflittiva avanzata dalle difese di Samuele La Grassa ed Elio Arnao. Per tutti gli altri indagati l’istanza è stata già respinta.
Chiusa la fase preliminare, quando la Procura spedirà l’avviso di conclusione delle indagini e ci sarà l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio, gli indagati potranno chiedere di esseri giudicati con il rito abbreviato che, in caso di condanna, garantirebbe lo sconto di un terzo della pena. Oppure il processo sarà celebrato con il rito ordinario. La prova, codice alla mano, deve formarsi in dibattimento ed è logico che le difese daranno battaglia per tentare di picconare la credibilità della ragazza e la sua attendibilità. La carta che si giocheranno potrebbe essere quella del rapporto consenziente. E non solo: se la violenza c’è stata, gli arrestati hanno avuto la percezione, come peraltro emerge dal video e dalle intercettazioni (“Lei non voleva, urlava basta”), che lei chiedesse loro di fermarsi?