Palermo, stupro al Foro Italico: "Lei non voleva, urlava basta"

Stupro di gruppo al Foro Italico: “Lei non voleva, urlava basta”

Il luogo dove è avvenuto lo stupro di gruppo
Il video e i messaggi intercettati dai carabinieri

PALERMO – Stordita dall’alcol e da una “canna”, stuprata, filmata e derisa. Nelle parole dei protagonisti c’è tutto l’orrore per una vicenda che svela il lato oscuro di una gioventù perduta a prescindere dagli esiti processuali che verranno. Sette giovani, di cui uno minorenne, sono stati arrestati con l’accusa di avere violentato una ragazza di 19 anni.

L’ipotesi di reato contestata dalla Procura della Repubblica e da quella per i minorenni, guidate da Maurizio de Lucia e Claudia Caramanna, è violenza sessuale di gruppo. Gli indagati avrebbero agito in branco, approfittando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della vittima. Aveva già bevuto, ma l’hanno invogliata a proseguire con “sette shottini di sambuca” e un bicchiere di amaro, serviti “uno di fila all’altro” alla Vucciria, luogo di ritrovo dove in troppi, fra venditori e avventori, hanno perso il senso della misura. “Falla ubriacare che poi ci pensiamo noi”, avrebbe detto uno degli arrestati al titolare di un bar. Alcol e spinelli, fumati senza alcun timore di essere scoperti.

La ragazza, che conosceva uno dei sette arrestati, è diventata una facile preda. Non si reggeva in piedi. L’hanno sorretta lungo il cammino verso il Foro Italico. Ha provato a chiedere aiuto ai passanti, ma “non mi hanno sentita”. Era notte fonda, ma la zona doveva essere ancora animata. E così hanno deciso che era meglio condurla in un angolo buio. È un tratto della passeggiata a mare dove sono in corso dei lavori, chiuso da una barriera di lamiere.

C’è un video che immortala la scena, le parole dei violentatori e le urla della ragazza che diceva “basta, aiuto”. E il branco intorno. Si sentono frasi inequivocabili, molte delle quali è opportuno non riportare: “Amunì (andiamo) ficchiamocela”; “Amunì che ti piace”. La ragazza è in ginocchio, crolla in avanti. “Che ha preso un palo di petto?”, si sente dire mentre la prendono in giro durante i rapporti sessuali.

Nel frattempo uno dei sette filmava la scena con il cellulare. Come se fosse un macabro rito di cui conservare memoria. Magari da fare girare in chat come un trofeo. La diciannovenne ricorda la luce del telefonino puntata dritta, accecante, sulla sua faccia. “Lei era tutta ubriaca… na scricchiamo tutti”, scriveva ad un amico l’autore del video. La frase non necessità di traduzione.

Il giorno che convocarono tre indagati nella caserma della compagnia di piazza Verdi i carabinieri accesero le microspie: “La struppiò… lei non voleva, faceva ‘no, basta’… i pugni che le davano e pure gli schiaffi, non respirava e quello cercava di metterglielo nel c…”. Mentre descrivevano la scena temevano di finire “nella stessa cella” e di “spuntare nel telegiornale”. Meglio scappare “in Messico” o “in Thailandia”, dicevano “spavaldi”. Nei giorni seguenti qualcuno avrebbe pure avvicinato la ragazza per minacciarla. Doveva stare stare zitta. Non lo ha fatto ed è emersa una storia di orrore e degrado.


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