Palermo, Di Dio: piano di riequilibrio intollerabile per le imprese - Live Sicilia

Palermo, Di Dio: piano di riequilibrio intollerabile per le imprese

L'intervento della presidente di Confcommercio del capoluogo

PALERMO – “È intollerabile che si mettano le mani nelle tasche di cittadini e imprese per risolvere in pochi giorni, con approssimativi colpi di penna, i guasti finanziari prodotti in tanti anni di cattiva amministrazione. In questo modo pagheremo noi – con l’aumento spropositato di tasse e tributi, senza peraltro alcuna garanzia di un miglioramento dei servizi – il prezzo altissimo delle cattive scelte dell’amministrazione”. Lo dice Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo.

“Il Piano di riequilibrio in discussione in Consiglio Comunale prevede conseguenze molto gravose sui contribuenti e sulle imprese palermitane, tra le quali: l’aumento dell’addizionale comunale all’Irpef addirittura oltre il limite massimo di legge (si propone quasi di raddoppiare, dallo 0,8 all’1,5%); l’anticipazione dei tempi di riscossione coattiva dei crediti fiscali; il dimezzamento dei tempi di rateazione dei tributi locali, da sei a tre anni. È evidente che questo Piano di riequilibrio darebbe un duro colpo al futuro della città e delle sue realtà produttive. Anziché venire incontro alle forze produttive della città, già allo stremo per gli effetti della pandemia, si pensa di togliere loro l’ossigeno per i prossimi 20 anni. Se venissero approvate queste misure si produrrebbero forti diseguaglianze, gli imprenditori palermitani pagherebbero l’Irpef più alta d’Italia e i debiti fiscali dovrebbero essere pagati nella metà del tempo rispetto al resto d’Italia”.

“È anche un problema di metodo, non si possono discutere scelte così importanti a nervi tesi, in fretta e furia e con la spada di Damocle di una scadenza troppo ravvicinata. Bisogna avere il coraggio e l’intelligenza di trovare strade alternative per riequilibrare i conti in maniera credibile e funzionale. Non è più il momento di inseguire interessi politici, o peggio ancora elettoralistici, ma occorre guardare alla salvaguardia del bene comune ed evitare gravi conseguenze sociali ed economiche”.


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