"Fieri di essere siciliani" - Live Sicilia

“Fieri di essere siciliani”

23 maggio 2009
di
3 min di lettura

Avanzano maestosi i due cortei, partiti rispettivamente da via D’Amelio e dall’Aula bunker. Avanzano con passo deciso, con gonfaloni e striscioni. Migliaia di ragazzi, insegnanti, genitori diretti verso l’ultima tappa della giornata per commemorare la strage di Capaci: l’albero Falcone di via Notarbartolo. Il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso avverte: “Sono in costruzione due navi, una sarà intitolata a Falcone e l’altra a Borsellino, per far sì che questa flotta cresca sempre di più”. Sul palco, prima di lui, sono saliti, bambini che hanno letto poesie dedicate alle vittime della strage, hanno intonato con forza l’inno antiracket di Addiopizzo. Poi è toccato a Ficarra e Picone, il momento che forse i ragazzi aspettavano di più. Hanno chiamato l’Italia a rispondere, c’è chi urlava “Firenze”, chi “Modena”, chi “Misilmeri” e chi “L’Aquila”. I due comici hanno poi recitato uno dei loro cavalli di battaglia, dedicato alla Sicilia. Ficarra a dire “sono fiero di essere siciliano perché lo erano Falcone, Borsellino e padre Puglisi” e Picone a rispondere con amarezza “mi vergogno di essere siciliano perché lo erano anche Falcone, Borsellino e padre Puglisi”. Poi è toccato ad un altro gruppo di ragazzi, che hanno recitato un testo molto incisivo, mettendoci tutta la loro forza, la loro rabbia, scatenando l’applauso della folla quando hanno sfidato la mafia (“Ci siamo noi, mafia guardaci bene ed abbassa lo sguardo, ci siamo noi, mafia, non scordartelo”).
Un po’ di discussioni, ed anche l’intervento della Digos, per far rimuovere uno striscione sistemato dai Cobas della scuola (“La mafia ringrazia lo Stato per la morte della scuola”). Ma tra la folla c’è anche chi se la prende con il lodo Alfano, i respingimenti dei clandestini, il decreto sicurezza. Tanto che dal palco sono partiti un paio di appelli, anche da parte di Maria Falcone, per ricordare che “la legalità non ha colori politici, di non rovinare la festa con inutili divisioni. Perché – come ha detto un giovane – Giovanni oggi sarebbe stato fiero della sua Palermo”.
Un momento toccante è stato quello dedicato alla lettura di un brano tratto dalla “Cantata per i bambini morti di mafia” di Violante, voluta dal procuratore Grasso, che ne ha letto la parte finale. E’ salito sul palco anche il presidente del consiglio comunale di Aosta, che insieme ad un gruppo di giovani, ha compiuto un’insolita impresa: prima di sbarcare a Palermo per commemorare la strage è andato a sistemare una torcia sul Monte Bianco “per mostrare che l’Italia è davvero unita contro un nemico comune”.
Infine, prima delle 17.58, l’ora in cui 17 anni fa si verificò la strage, Grasso ha ricordato che “la città deve reagire al di là dell’emozione di questo momento, alzare la testa non solo nei giorni come questo, per essere libera davvero”. E poi il tragico appello: i nomi delle vittime e un poliziotto che suona il Silenzio, in una via Notarbartolo piena e commossa. Ma è stato un applauso, molto più lungo del minuto di silenzio, a far ripiombare la gioia nella strada. Tutti a gridare, compreso il procuratore Grasso, “Giovanni e Paolo”. La manifestazione si è chiusa con i ragazzi che saltavano e cantavano con tutta la loro vitalità “I cento passi” dei Modena City Ramblers.
Diversi i politici presenti al corteo; il vicesindaco Mario Milone, Leoluca Orlando, il consigliere di opposizione, Fabrizio Ferrandelli, Beppe Lumia e Rosario Crocetta, sindaco di Gela.


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