PALERMO – Pene tutte confermate, tranne per un solo imputato. Il rione Ballarò era come una piccola Amesterdam. Professionisti, impiegati, giovani e meno giovani, disoccupati e turisti sui rifornivano di droga.
I carabinieri fotografarono una donna mentre si avvicinava allo spacciatore spingendo il passeggino. Acquistò la dose sotto gli occhi del figlio piccolo.
Gli imputati e le pene
Queste le pene confermate dalla Corte di appello, già scontate di un terzo della pena per via della scelta in primo grado del rito abbreviato: Dario Accardi 2 anni e 6 mesi, Amhed Adel 3 anni e 6 mesi, Fabio Benfante 3 anni e 4 mesi, Salvatore Cardinale 1 anno e 8 mesi, Emanuele Chiolo 1 anno e 4 mersi, Giovanni Di Marco 1 anno e 6 mesi, Vincenzo Grimaldi 1 anno, Hassan Idris 2 anni, 2 mesi e 20 giorni, Francesco Paolo La Barbera 2 anni e 4 mesi, Mario Misseri 8 mesi, Salvatore Rasa 4 anni, Federico Rasa 1 anno e 6 mesi, Gabriele Giuseppe Rizzone 1 anno e 20 giorni, Pasquale Sileci 1 anno, sette mesi e 10 giorni.
Per Salaheddine El Manaoui la pena scende da 3 anni a un anno e tre mesi perché il reato è stato considerato commesso in continuazione con un precedente per cui era già stato condannato.
Come in una piccola Amsterdam
“Piccola Amsterdam”, così il rione con lo storico mercato veniva definito dagli stessi pusher intercettati dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Piazza Verdi. L’area delimitata fra via Nunzio Nasi, piazzetta Lucrezia Brunaccini e via Mongitore era un grande “coffe shop”.
La piazza di Ballarò era attiva 24 ore su 24. Si spacciavano – allora come oggi – crack, cocaina, hashish, marijuana e Suboxone. Quest’ultimo è un medicinale destinato al trattamento della dipendenza, soprattutto da eroina e morfina. Ed invece diventa una droga come le altre.