PALERMO – “Mi ritengo responsabile, vendevo la droga in Vucciria e la dividevo ad altri ragazzi che stanno lì come me, un certo Carlo, un certo Marco, un certo Carmelo e un certo Gaetano”. Inizia così il verbale di Alessandro Cutrona. Il 23 gennaio scorso è seduto davanti al giudice per le indagini preliminari Filippo Serio e ai pubblici ministeri Luisa Bettiol e Gaspare Spedale della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Confessa ma…
È stato lui a chiedere di essere interrogato. Vuole confessare dopo essere finito in carcere nel blitz dei carabinieri che ha squarciato i nuovi equilibri mafiosi a Porta Nuova. È un verbale zeppo di nomi. Una confessione, non piena però e con tanti punti ambigui. Cutrona, che ha seri problemi di salute, ammette molti fatti, altri li sminuisce. Altri ancora sono frutto di una mentalità mafiosa radicata che emerge anche nelle piccole cose della vita quotidiana. Il verbale è stato depositato con l’avviso di conclusione dell’inchiesta notificato a 18 indagati.
Cicchetti e droga alla Vucciria
Cutrona si occupava di droga ed estorsioni, di sera collocava il suo bancone abusivo di bibite alla Vucciria. Il mercato la notte si trasforma in una maleodorante sacca di illegalità. Non ci sono regole, come nella giungla vale la legge del più forte. È stato un abusivo a vendere da bere alla ragazza di 19 anni poi violentata al Foro Italico. La serata culminata nello stupro di gruppo è iniziata alla Vucciria.
Cutrona era socio di Gaetano Badalamenti e Calogero Leandro Naso, entrambi arrestati nello stesso blitz. Secondo i pm di Palermo, Badalamenti già condannato in passato, non ha reciso i legami con la mafia. Dopo la scarcerazione nel 2013 si è messo a disposizione del nuovo reggente della famiglia di Palermo Centro, Francesco Mulè.
“Con Gaetano Badalamenti sono in società nel bancone di cicchetti, di cocktail abusivi, eravamo tutti, è una piazza – racconta Cutrona – dov’è che questa piazza si svolge la movida notturna… nel bancone ci stavo solamente io e Naso (Calogero Naso ndr) solo che io ogni settimana facevo dei conti tramite fogliettino essendo che avevo due soci come Badalamenti e come Naso dovevo fargli vedere tutto quello che noi vendevamo perché vendevamo anche ricotta e il ghiaccio. Gli davo 500 era a settimana a Badalamenti”.
Controllo mafioso
Cicchetti e droga. Un mix che piace a giovani e meno giovani, e su cui hanno messo il cappello i mafiosi. Cutrona spacciava con il via libera dei boss: “Io euro autorizzato, prendevano la droga da Incontrera”, assassinato alla Zisa nell’estate 2021. All’inizio “prendevo la droga da Marino che spacciava con il telefonino. Dopo la morte di Incontrera e l’arresto di Marino “io ho continuato a spacciare senza l’autorizzazione di nessuno”. O meglio “mi ha autorizzato Giunta (Giuseppe Giunta ndr) perché dopo la morte di Incontrera Giunta è stato un mese fuori, dopo l’hanno arrestato pure a lui e dopo io mi sono rivolto ad altre persone per poter vendere la droga”. Chi sono? Ancora una volta Cutrona fa solo i nomi.
“I Mulé? Mai avuto rapporti”
C’è un passaggio che però non convince delle sue dichiarazioni. Cutrona sostiene di non conoscere Francesco e Massimo Mulè, padre e figlio, boss tornati in carcere con l’accusa di avere ripreso in mano il potere: “Mai avuto contatti, né parlato con loro”. Infine racconta della riffa di Cosa Nostra, di pestaggi, dei referenti della droga a Ballarò, alla Kalsa, allo Sperone, e di passaggi di consegne. Ad un certo punto la gestione dello spaccio alla Vucciria sarebbe stata affidata ad altre persone. Dopo poco, Cutrona sarebbe stato richiamato. Nella sua bancarella abusiva, fra un cicchetto e l’altro, i giovani ripresero ad ordinare sambuca e cocaina. Un altro articolo sul verbale di Cutrona è pubblicato sul mensile S in edicola.