Caro direttore,
Non so se nella vicenda del dissesto del Comune di Palermo è più corretto parlare di Karma o di legge del contrappasso. Mio nipote Diego che ha tredici anni sostiene che Karma rende meglio il concetto perché il termine nella religione e filosofia indiana, indica il frutto delle azioni compiute da ogni vivente che influisce durante il corso della sua vita sulle sue gioie e i suoi dolori. Direttore, i conti del Comune porteranno al nostro eroe gioie o dolori? Niente di tutto questo. Non prova né gioie né dolori. Semplicemente, non lo considera un suo problema. Questa è la ragione, cercavo di spiegare a mio nipote, per la quale preferivo la legge del contrappasso. La corrispondenza, per analogia o contrasto, tra la pena dei peccatori e la colpa da loro commessa. Per anni ci ha raccontato un cumulo di falsità sui conti del Comune (nonostante non avessimo mai fatto un’anticipazione di tesoreria ed avessimo lasciato un avanzo di 23.533.428,52 – delibera n.115 del 2 agosto 2012). Il buon Paolo Basile, prezioso ragioniere generale della mia gestione ed anche di parte della sua, dovette partecipare persino ad una riunione al Ministero con il Commissario Latella, a me subentrata e impaurita dagli allarmi sui conti del Comune. Basile dovette spiegare, carte alla mano, che si trattava di fake news (oggi si chiamano così) e dimostrò agli increduli ispettori che i conti del Comune erano un orologio svizzero.
Cacciarono persino quel galantuomo del generale Marchetti che si rifiutò di confermare le loro fandonie e per ogni fallimento della sua amministrazione tirava fuori la storiella che si era dovuto prima occupare di mettere i conti a posto.
I conti tornano sempre però ed oggi, di fronte alla impossibilità di approvare il bilancio, per la famosa legge del contrappasso, Leoluca Orlando Cascio è costretto, al contrario per i conti della Sua amministrazione ad andare in giro col cappello in mano per non andare a sbattere la faccia (cosa già avvenuta, ma lui ce l’ha come lei vuole che io non dica) ed evitare il dissesto (strutturalmente già nei fatti). Direttore, per intenderci, pensi alla legge del contrappasso nella Divina Commedia, dove i golosi venivano puniti per contrasto: vivevano e mangiavano fango. È la stessa ragione per la quale a questo punto del suo mandato non ha alcun senso la mozione di sfiducia: la sua condanna è governare ovvero “vivere e mangiare fango”. Ora, direttore, per capirci, io sarei anche felice se gli dessero le risorse per salvare la città dal disastro e, per dirla tutta, se fossi nei panni dei partiti dell’opposizione farei ciò che è nelle loro possibilità per evitare il dissesto. Sarebbe davvero da incoscienti permettere che Palermo pagasse (oltre a quanto è già stata costretta a fare) le conseguenze delle sue scelte scellerate e soprattutto della sua strafottenza. Non è necessario cha a guidare una decisione bipartizan su una questione così delicata per il bene comune ci voglia il Draghi di turno. E’ solo ragionevolezza. Per il resto, non mi interessano neppure i raffronti, non mi sono mai interessati. A me disturba la menzogna. Sono anche d’accordo con Roberto Puglisi che, dalle pagine di questo giornale, ha sostenuto che “la strada dei diritti non si ferma in viale Regione” così come sono convinto che “non c’è nulla che sia più importante della vita umana ed è sconfortante che, in questo tempo, sia necessario ribadirlo”. Allo stesso modo, però, mi pare di sentire oltre al grido di dolore dell’automobilista incolonnato in circonvallazione: “Ma Ollanno perché non pensa ai palermitani e al ciaffico, invece che ai migranti?” anche qualche altro gridarello. Sono quelli che urlano di fronte al vuoto amministrativo da una parte e all’auto esaltazione dall’altra, con l’annessa vendita di quella rappresentazione di città senza dimensione e contenuti, ma che per quelli che hanno fantasia è la cosiddetta “visione”. Sono, allo stesso modo, convinto che non ci può essere conflitto alcuno tra gli automobilisti incolonnati e i migranti in mezzo al mare nella corsa ai primi posti delle soluzioni”.
La ragione è molto semplice: a lui, che è Sindaco di Palermo, che lo voglia o no, tocca purtroppo di trovare la soluzione degli automobilisti incolonnati ed ovviamente sono pienamente consapevole che “non c’è nulla che sia più importante della vita umana”.
Mi rendo conto, però, che per lui è solo una fastidiosa incombenza di cui farebbe volentieri a meno. Quella di fare il Sindaco, intendo, non quella di esserlo. L’ho detto più volte: a lui piace essere Sindaco, questa seccatura che poi lo deve pure fare lo disturba.