PALERMO – Quasi 74 mila metri quadrati di superficie, quattordici costruzioni, attività economiche ma anche casermoni, torri d’acqua, ciminiere e capannoni ormai ridotti a ruderi industriali, il tutto affacciato sulla costa palermitana. Un gigante stretto tra la montagna e il mare, su cui il Comune ha gettato la spugna: troppi i soldi che servirebbero, meglio vendere o valorizzare.
Stiamo parlando dell’ex Chimica Arenella, quella che una volta era un glorioso stabilimento industriale di proprietà tedesca che fino agli anni Quaranta produceva acido solforico e citrico, per poi diventare uno zuccherificio. Negli anni il declino, fino al passaggio nelle mani di Palazzo delle Aquile nel 1998, ma oggi l’ex Chimica è solo un pallido ricordo dei suoi tempi gloriosi, ridotta a uno scheletro che deturpa la vista del mare.
Tanti i progetti di recupero, rimasti però solo sulla carta: la fiera delle idee, l’incubatore di imprese, la strada a mare, un polo per le telecomunicazione, un centro di tecnologie grazie all’anello telematico che arriva sino a Vergine Maria, un acquario, hotel o centri turistici. Idee e ipotesi rimasti lettera morta, tanto che il Comune ha gettato la spugna: non ci sono i 40 milioni che servirebbero per recuperare l’area sterminata, da qui l’inserimento nell’elenco dei beni da alienare o valorizzare.
“Si tratta di un bene dalle incredibili potenzialità – dice Andrea Mineo (Fi), vicepresidente della commissione Bilancio del consiglio comunale – Potrebbe diventare un centro turistico di prim’ordine o uno spazio a servizio del quartiere, ma nel frattempo resta solo un rudere di cui il Comune non sa cosa fare”.
E dire che la Regione, nel 2008, aveva anche stanziato 2,8 milioni di euro per un recupero parziale mediante la realizzazione di un parcheggio, la riqualificazione di un padiglione e la sistemazione degli spazi aperti attorno alla torre d’acqua: lavori iniziati nel 2010, ma interrotti l’anno dopo per fallimento. In sette anni il Comune ha provato a rivolgersi ad altre imprese ma senza successo e, ad oggi, una parte è addirittura sequestrata dopo il grande incendio del 2016.
L’ex Chimica è ormai inserita nel Piano delle alienazioni. Il che significa che il Comune proverà anzitutto a valorizzare il bene, dandolo a un privato che vi farà i lavori e lo sfrutterà fino a 50 anni, o a vendere. Ma le procedure sono ferme. “Abbiamo fatto pagare gli arretrati alle attività economiche che non erano in regola – dice l’assessore al Patrimonio Antonio Gentile – Ma in atto non c’è altro”.
“Non possiamo lasciare che quest’area rimanga così, andrebbe valorizzata concedendola alle start up e rendendola un incubatore di impresa grazie anche alla vicinanza con i porticcioli e alla viabilità più recente – conclude Mineo – Per questo chiederò che in commissione si affronti al più presto il tema degli immobili comunali lasciati a marcire, senza che la collettività ne abbia alcun beneficio”.