Palermo, la brutta estate di chi resta solo: ecco cosa fare

Palermo, la difficile estate di chi resta solo: ecco cosa fare

Ferragosto, i bagni e i divertimenti. Ma c'è chi non ha nessuno. Il servizio a disposizione.
IL COMUNE IN CAMPO
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Ci sono le persone che vengono a Messa, a sedersi, per trovare un po’ di conforto in chiesa. Poi c’è il deserto. Mi stai chiamando di venerdì pomeriggio, a Brancaccio, a quest’ora, non c’è in giro nessuno”. Don Maurizio Francoforte (nella foto), parroco di San Gaetano, racconta la brutta estate di chi è solo. Di chi osserva, come un miraggio, i falò di Ferragosto. Di chi non ha nessuno e magari – per malattia o per vecchiaia – rimane a casa.

“Non è nemmeno tanto la povertà materiale – incalza don Maurizio -. Qui, a Brancaccio, c’è una coppia di persone molto anziane, con varie patologie. Ogni tanto vanno a fare la spesa insieme e poi basta. Non escono mai. E conosco tante altre situazioni di emergenza che non ricevono risposte in termini di servizi. Chi può, si muove e va a tuffarsi a Romagnolo. Gli altri rimangono qui, prigionieri”.

Dal Comune arriva una risposta indiretta. “C’è il progetto Ben-Essere che serve per aiutare le persone fragili e non chiude mai, neanche a Ferragosto – dice l’assessore comunali alle Attività sociali, Rosi Pennino –. La cabina di regia è comunale, il servizio viene gestito da enti del terzo settore e può contare su una coordinatrice, quattro autisti, otto persone che rispondono al telefono, due educatori, otto assistenti sociali e una psicologa”.

E come funziona? Risposta: “Se hai bisogno di qualcosa, di un farmaco, di un sostegno, anche di parlare con qualcuno, basta chiamare i numeri dell’emergenza, spiegare qual è il problema, e viene fornita una protezione immediata. Il servizio è stato utilissimo per mettere in sicurezza le famiglie, nel corso dell’ultimo incendio, ma ha una importante valenza quotidiana”.

Ma la solitudine morde in profondità. Talvolta, basta essere presenti, come impegno personale, per alleviare la sofferenza. C’era, molti anni fa, Joseph Valentino, un grande soldato semplice della solidarietà. Lui pubblicizzava il numero del suo telefono e stava lì per rispondere a chiunque chiamasse, per sentire una voce. Lo chiamavano in tanti, in effetti. Joseph non mollava: montava la guardia accanto alla cornetta, per offrirsi all’urgenza di chi cercava qualcuno.

“Siamo stati molto impegnati – racconta don Enzo Volpe che con ‘Casa Àncora, da piazza Ponticello, con suor Maria Teresa Luisa, sostiene la fragilità di tanti -. Abbiamo fatto gite, cene, ritrovi, con venticinque bambini e le loro famiglie. Siamo stati a Catania, abbiamo conosciuto cose nuove…”.

“La solitudine è un problema serio e diffuso. Non ci sono soltanto le persone anziane e le persone disabili. Ci sono le persone con disturbo psichico. Ci sono le persone che hanno la necessità di essere accolte”. Insiste molto, don Enzo, sulla parola ‘persone’. Che spesso pronunciamo, senza ricordare il suo significato. Soltanto per dimenticarla un attimo dopo.


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